Lo so che il titolo è forse esagerato, ma quel che succede a casa Toyota può andare oltre trattandosi del primo costruttore di veicoli al mondo. E, badate, il titolo non riguarda Akio Toyoda, presidente e ceo del gruppo dal 2009 che dall’1 aprile passa la mano diventando presidente non operativo. Nipote del fondatore di Toyota Kiichiro Toyoda e figlio di Shoichiro Toyoda (presidente del gruppo fino al 1992), Akio a 66 anni lascia perché tutto resti comunque nelle sue mani attraverso il successore prescelto Koji Sato. Un ragazzo con i suoi 53 anni per lo stile giapponese, oggi capo di Lexus e di Gazoo Racing, la divisione sportiva, cresciuto nella sua ombra.
Sato dovrà traghettare il gruppo Toyota nella nuova era elettrica sulla quale Akio ha fatto qualche errore e non solo di comunicazione, provando poi a risalire la corrente con l’istinto del salmone ma forse senza la stessa convinzione. Al massimo 13 anni, avevo scritto profeticamente, e parlavo di salmoni.
Il titolo di questa Toyota lo dedico alla contemporanea uscita di scena di Takeshi Uchiyamada, l’ingegnere noto come il papà della Prius. A 76 anni non sarà più presidente del consiglio di amministrazione, di cui continuerà però a fare parte. Una messa a riposo che ogni tanto succede anche nella cultura geriatrica giapponese.
Uchiyamada, l’ultimo dei car guy mi suggerisce un amico, rappresenta un’epoca per Toyota ma anche per tutti noi, avendo inventato la prima ibrida che ha influenzato il resto del mondo con la scintilla elettrica.
Mi rammarico di non averlo mai incontrato personalmente. Con Automotive News ancora nel novembre scorso, Uchiyamada si vantava di aver contribuito alla quinta generazione della Prius, in arrivo quest’anno. Anzi, sosteneva di star dicendo la sua anche sulla sesta e settima generazione, sebbene la sesta non dovrebbe vedere la luce prima del 2030. Mica male per un vecchio signore abile pure con le parole: “Se io dico qualcosa sulla Prius, tutti pensano che mi devono ascoltare. Così non dico nulla. Ogni volta che comincia a prendere forma, io ne sto fuori”.
Fine di un’era, e che era. Prima della storia del salmone avevo raccontato sempre qui su Carblogger come Uchiyamada avesse inventato la Prius, riportando scene da “Engines of change” di Paul Ingrassia, premio Pulitzer nel 1993 oggi purtroppo scomparso prematuramente, come mi ha informato tempo fa il comune amico che mi aveva regalato il libro.
Uchiyamada fu scelto perché da ingegnere si occupava di tutt’altro e sarebbe stato più facile dirottarlo su un progetto assolutamente non convenzionale. Prima riunione con la sua squadra l’1 febbraio 1994, le paure, l’impossibile, i suoi boss, la sua squadra, l’auto che non parte. Leggete tutto qui, consiglio caldamente. E poi decidete voi se fine di un’era è esagerato.
PS Esagerato (e perdonato) è sicuramente Uchiyamada, quando ad Automotive News raccconta che si è comprato l’ultima stilosa Prius, ma “la sua prima baby è la più carina”. Falso: era brutta davvero. “La bellezza salverà il mondo”, dice il principe Myškin ne “L’idiota” di Fiodor Dostoevskij. La bruttezza di Prius salverà il mondo, principe Uchiyamada?
Great guy —perdonato anche per il design concept dell’Auris, quando mi costrinse a prendere quello giapponese anziché quello proposto da noi in Europa che era molto meglio.