Tesla dei miracoli

Il governo americano ha ordinato che le maggiori case presenti sul mercato devono mettere in circolazione almeno 7.500 vetture ad emissione zero, quest’anno come per il prossimo, pena il pagamento di salate penali. Alle orecchie di un profano che sente parlare ogni giorno della rivoluzione elettrica che stiamo vivendo, può sembrare un tetto ridicolosamente basso. Ma nella realtà, tolta la Nissan Leaf che da sola ha distribuito fino alla fine del 2012 in Usa 19.512 vetture, il resto del lotto è davvero magro. Tra il 2008 e il 2012 gli altri alfieri dell’energia pulita sono riusciti a piazzare in totale 7.500 vetture, e una volta tolta la Tesla (4.450 vendite) si arriva all’umiliante cifra di 693 vetture piazzate dalla Ford con la Focus elettrica, regina tra le case di Detroit.

Il che riporta il discorso alla Tesla, azienda prodigio dell’economia verde americana (in foto in alto a destra la Model S). Il prestito governativo di 465 milioni di dollari concesso tre anni fa, nelle mani del suo presidente Elon Musk ha fatto miracoli (leggete cosa avevamo scritto nei giorni scorsi). La società si è lanciata in borsa con una corsa folle, e la recente notizia del primo attivo di bilancio, raggiunto nel 2012, ha proiettato il titolo a quota 90 dollari, che equivalgono ad una capitalizzazione di 10,6 miliardi (la Fiat in confronto ne vale 8). Il rapporto di leva tra fatturato e capitale  per la Tesla è pari a 600. Per capire di cosa stiamo parlando, all’inizio della crisi che ci ha ridotto in mutande, scoprimmo con orrore che la leva di alcuni istituti finanziari americani era arrivata al moltiplicatore folle di 30.

Elon Musk - CEO Tesla Motors
Elon Musk – CEO Tesla Motors

In realtà i conti della Tesla non sono nemmeno in attivo. Musk perde 10.000 dollari su ognuna delle roadster da 80.000 dollari che vende. Il miracolo cromatico che muta il rosso di bilancio in nero è il mandato governativo di cui sopra, che le consegna, unica vera produttrice di elettrico, decine di milioni di dollari in crediti, che lei poi generosamente vende alle case prive di un gioiello a batteria nella propria gamma. Tutti felici, e nessuno prende la scossa. Musk è tanto riconoscente nei confronti del governo USA che si appresta a vendere 850 milioni di dollari delle sue preziose per risarcire il Tesoro americano in anticipo rispetto alla scadenza del prestito, e tenersi in tasca qualche spicciolo per le future spese.

Comiciate a sentire un odore strano di litio in fusione? Io che da vent’anni mi incaparbisco a seguire la bandiera mutevole del sogno elettrico lo avverto, e mentre faccio i migliori auguri alla Tesla per un radioso futuro di successo,  punto piuttosto i  miei quattro centesimi di risparmi sull’immortale lana da materasso.

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