Fiat e Volkswagen vantano in Brasile una presenza produttiva storica, non per caso sono rispettivamente il numero uno e due  nelle vendite (anche se in maggio Chevrolet si è messa in mezzo).  Fiat ha addirittura chiuso il miglior primo semestre dei suoi 36 anni di presenza, crescendo (+5,1%) più del mercato (+4,7%). Ma l‘ondata di proteste che ha portato nelle piazze di molte città milioni di persone sono un cattivo segnale per il  Brasile del boom economico, su cui gli investitori stranieri  (Fiat e Vw compresi) continuano a puntare.

Nel 2012, in Brasile la crescita è stata dello 0,9%, ultimo posto tra i paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), dopo un decennio di crescita media di quasi il 4%.  L’inflazione è salito al 6,5% , il che spiega in parte le proteste nate sull’aumento dei trasporti urbani, mentre la disoccupazione è ai minimi, al 4,6%. In Brasile è noto come tutto si muova soltanto su intervento del governo, come è altrettanto nota una corruzione diffusa.

I Mondiali di calcio dell’anno prossimo, le Olimpiadi del 2016 e le presidenziali sempre nel 2014 hanno innescato un vorticoso giro di politica e miliardi. Scosse telluriche, che riempiono le piazze e svuotano le zone popolari dello stadio Maracana, ristrutturato per far spazio a tribune riservate paganti.  Potrebbe succedere molto come “tudo acaba em samba”, tutto finire in samba come recita un eloquente proverbio brasiliano.

E’ in questo Brasile che Fiat e Volkswagen  vivono bene in un mercato che va, +9% in maggio. Il mese scorso la Renault ha inaugurato una nuova fabbrica. La settimana scorsa, l’amministratore delegato di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne ha nominato Stefan Ketter a capo del nuovo sito industriale di Pernambuco, dove (grazie anche al sostegno del governo brasiliano) sorgerà la seconda fabbrica Fiat del Brasile insieme a un centro ricerche e formazione. Con una capacità produttiva di base di 200.000 vetture all’anno, a partire dal 2014.

Ketter, tedesco nato in Brasile, è uno dei pochi uomini-ombra di Marchionne. Prelevato dal gruppo Volkswagen nel 2004 (anno primo di Marchionne a Torino), Ketter non si è più mosso. Anzi, non è stato cacciato.  E’ il manager responsabile della produzione, cui si devono le nuove fabbriche Fiat di Kragujevac in Serbia e di Pomigliano: quasi identiche, congegnate come una Lego per potere essere smontate e portate via nel giro di qualche giorno, stesse metriche del lavoro basate sul sistema Toyota cui Ketter ha dato una spolverata e un suo nome, Wcm.

Ketter in Brasile, oltre a giocare in casa, è anche un altro segno di quanto quel mercato sia sempre più cruciale per Marchionne: l’unico in cui Fiat guadagna contro il profondo rosso dell’Europa e i ritardi in Asia e in Russia.  Meglio un uomo di assoluta fiducia, incrociando le dita per le piazze piene.

 

UPDATE 5 giugno: a giugno mercato giù http://focus2move.com/item/755-brazil-car-market-hit-by-riots-dropped-11-in-june-2013-ford-fiesta-jumped-in-second-place?utm_source=Focus2move+Newsletter&utm_campaign=b69f4f004a-july_57_5_2013&utm_medium=email&utm_term=0_32ef547592-b69f4f004a-28542113

 

 

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