L’auto elettrica continua a far discutere. Nei giorni scorsi ho letto questo post di un mio amico su Facebook: “E se Elon Musk avesse sbagliato su quale tecnologia investire? Se dare via i brevetti fosse stata una mossa “disperata” nel tentativo di portare a bordo di una tecnologia “perdente” quanti più attori possibili, in modo di farla “vincere” per massa critica?”

Il ragionamento è impeccabile. Ci può stare. Anche se io continuo a credere che l’auto elettrica non sia una “tecnologia perdente” ma un veicolo (per ora) perfetto per la città. In realtà quella di Elon Musk sui brevetti sembra più che altro un’operazione di marketing. L’auto elettrica per definizione ha ben pochi brevetti da proteggere. E’ l’auto più semplice da progettare e realizzare. L’innovazione maggiore risiede nelle batterie e Tesla quelle batterie le produce insieme a Panasonic. Non sono dunque di proprietà esclusiva dei californiani. Tanto più se la tecnologia al litio, almeno quella utilizzata ora, è ampiamente nota. Nel dubbio, Musk non ha comunque messo a fattor comune le batterie che non ricadono nella strategia open source.

Come spiegavo al mio amico su Facebook, l’idea (che avevo espresso anche in proposito delle GigaFactory che saranno realizzate con la stessa Panasonic) è che Musk debba in questo momento tenere alta l’attenzione su Tesla, soprattutto quella degli investitori per evitare che la sua creatura, quotata al Nasdaq, si trasformi presto in una bolla economica da far scoppiare alla prima difficoltà. Tanto più se per un modello di volume, la berlina compatta Model 3, toccherà attendere il 2017. Senza considerare l’arrivo di nuove rivali (Bmw i3 e, in parte, Bmw i8, su tutte). Qualche problema in più (almeno negli Stati Uniti) potrebbe arrivare anche dall’annuncio di Toyota di lanciare il prossimo anno una berlina ad idrogeno (leggi qui come va), in pratica un’elettrica a zero emissioni senza problemi di autonomia, ad un prezzo accessibile. Il gioco inizia a farsi duro e Musk fa di tutto per restare in partita.

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