La settima volta di Porsche potrebbe essere un’auto elettrica a larga autonomia. Lo ha detto lo stesso CEO Matthias Mueller  a Ginevra, mentre cercava di spiegare la direzione che la casa tedesca prenderà, una volta infranto il muro delle 200.000 unità, come ormai sembra inesorabilmente destinata a fare nell’anno in corso. “Non giocheremo la gara di chi installa sulla plancia lo schermo di computer più grande, o chi vuole creare il primo smartphone su ruote ma continueremo a competere nel campo che ci è più congeniale: quello della performance“, le parole di Mueller.

Per la casa di Stoccarda questo vuol dire continuare a cercare una nicchia tra la 911 e la 918 Spyder, con prodotti che comincino a puntare sulla concorrenza diretta contro la Ferrari. Ma al tempo stesso lavorare a quello che sta diventando il terreno delle promesse invisibili quanto numerose: lo sviluppo di una elettrica di nuova generazione, perfettamente intercambiabile con le vetture a combustione interna in quanto a prestazioni ed autonomia. Ovvero arrivare a offrire almeno 500 chilometri a zero emissioni.

Ora, se un costruttore di sportive di alta definizione nei dettagli si avventura nel campo delle elettriche, il suo concorrente principale in questo campo non può che essere Tesla, e Muller lo riconosce: “Tesla ha costruito un’auto eccezionale che ha fissato dei parametri di eccellenza. A noi ora tocca seguire sulla scia e cercare di migliorarli“.

E’ una sorta di scherzo del destino che il fondatore della Tesla Elon Musk, nato in Sud Africa e cresciuto al sole della Silicon Valley con solo una manciata di anni di esperienza nel settore automobilistico, stia diventando la pietra di paragone di ogni vetusta casa costruttrice, di radici europee o americane che sia. La sua statura cresce da annuncio all’altro, a ogni lancio di una nuova avventura industriale nella quale intende cimentarsi.

L’ultima è la produzione in grande scala di batterie. La cinese BYD ha appena annunciato che potenzierà nei prossimi cinque anni la capacità produttiva oggi limitata a 6 gigawatt per ora, fino a 36 GW, al livello cioè che Musk intende raggiungere sempre per il 2020 nel suo impianto in Nevada.

E in questa sfida allo stoccaggio di energia, in gran parte destinata alle auto elettriche, Musk si trova a fronteggiare un altro protagonista anomalo. Dietro la BYD c’è nientemeno che il mago della finanza di Omaha, l’84enne miliardario Warren Buffett, con la sua Berkshire Hathaway. Un imprenditore che compra gruppi di concessionarie di auto come cioccolatini (e non solo), ma che per frugalità e modestia disdegna il lusso in ogni forma, e che ha appena rinnovato l’unica auto nel suo garage, una Cadillac DTS del 2006.

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