La Cop21, la conferenza sul clima di Parigi, è finita bene. Oltre ad abbracci, lacrime ed emozioni, il documento finale accoglie il principale impegno per non suicidare subito pianeta e noi che ci viviamo su: mantenere sotto i 2 gradi, addirittura l’1,5, l’aumento della temperatura media globale. Ci basta? Pena, essere sepolti da alluvioni non più solo in paesi come il Bangladesh, o essere soffocati da botte di caldo che nemmeno nel Sahara. o finire trucidati in guerre civili da clima insopportabile, o stritolati da declini economici improvvisi alla Lehman Brothers.

Il documento finale di Cop21 assomiglia però per certi versi agli attuali test di omologazione delle automobili. Quelli che impegnano sì i costruttori a rispettare certi limiti di consumi ed emissioni, ma che hanno un tale tasso di discrezionalità che le buone intenzioni spesso vengono vanificate. O peggio, con varchi tali che qualcuno pensa di poter barare impunemente, come è successo al gruppo Volkswagen.

Cop21 e auto – essendo il trasporto causa del 30% delle emissioni di anidride carbonica a livello globale – sono stretti compagni di viaggio. Nel bene – impegni da applausi, a volte – e nel male – ambiente a discrezione e margini eccessivi di volontarietà.

Mah, speriamo di non finire con  una beffa. Tipo, non è che adesso dovremo preoccuparci non più che il petrolio (il cui prezzo è precipitato) finisca, ma che ne avanzi troppo, con le conseguenze del caso?

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