Le auto – robot stanno arrivando ma, fino ad ora, una delle cose che le teneva “lontane” era l’assenza totale di normativa in materia di driverless car. In America è da anni che si stanno testando su strada e, ultimamente, i test si stanno allargando a macchia d’olio in altre parti del mondo e sempre più “attori” e “registi” stanno provando a preparare il “film” del futuro. Ma ecco che arriva la svolta.

La National Highway Traffic Safety Administration, l’agenzia federale che si occupa di sicurezza e creare le norme valide sulle strade americane ha inviato una lettera a Google nella quale afferma che considererà i self-driving system come se fossero dei normali guidatori. La lettera non è ancora una norma vera e propria ma è piuttosto il chiarimento di come l’agenzia potrà interpretare la legge in futuro. Ed è soprattutto una grande vittoria per Google.

E per noi? E’ anche per noi una vittoria? Quali sono le implicazioni di questa interpretazione? Cosa significa?

E’ senz’altro presto per dare interpretazioni definitive e certe, ma di una cosa sono sicura: si tratta di uno di quegli eventi che si possono definire “disruptive”.

IMHO significa che, fino ad oggi, solo un essere umano poteva avere la patente e solo un essere umano era responsabile dei danni che provocava in strada, a cose o a persone. Da domani invece, anche i robot saranno considerati dei driver. L’auto che si guida da sé diventerà un’entità vera e propria, dotata di certificazione alla guida, avrà un’assicurazione, risponderà di incidenti provocati, pagherà le multe, avrà diritti e doveri.

Non so quale sarà lo scenario definitivo ma, al momento, la cosa che penso è che mi sembra che tanti di quei film visti in passato, dove si ipotizzava un mondo con robot integrati nella nostra vita quotidiana, stiano diventando realtà. Quanto tempo passerà perché a queste self-driving car venga applicato anche un cervello positronico, come quello di cui parla Asimov nelle sue storie o come quello di Data, il personaggio di Star Trek – The Next Generation che ha come una ambizione nella vita di diventare “umano” e di provare le “emozioni”? Queste auto avranno la capacità di parlare con i loro occupanti? Non parleremo più con Siri, Google o Cortana ma saremo in un’auto con la quale chiacchierare e interagire, un’auto che conoscerà tutte le nostre abitudini, inclinazioni, interessi, un’auto che diventerà la nostra migliore amica.

Forse mi sto spingendo troppo oltre ma una cosa è certa: dopo più di cent’anni che solo gli uomini sono gli unici ad avere la facoltà di guidare, tra poco, sulle strade ci saranno anche loro, robot guidatori con i quali dovremo interagire e confrontarci. Ho un po’ paura.

Commenti
    Avatar autore

    Io avrei più paura di quelli che con le loro macchine ci parlano già…

    […] riconosciuto dignità di “guidatore” ai software delle Google Car, non provo lo stesso (legittimo) sentimento di paura descritto da Monica. Mi sento molto più incautamente serena, come se sapessi che prima o poi sarebbe successo. Ormai ho […]

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