Il gruppo Renault sta diventando un caso, se si guardano numeri di vendite e numeri dei suoi nuovi prodotti. Al punto che, per una volta, la matematica qui è una opinione: quanto c’entra il design?

Nel primo semestre dell’anno, le vendite del gruppo Renault sono cresciute nel mondo del 13%, con un record in Europa del 14% a fronte di un mercato salito del 9,6%. A sua volta, l’Italia è un successo nel successo (una mise en abime direbbero a teatro i francesi): +27,2% rispetto a un mercato cresciuto a +19,4%.  Se poi aggiungiamo che la crescita del gruppo avviene anche in assenza di nuovi prodotti Dacia, che tuttavia continua a segnare più grazie ad azioni di marketing oltre che per prodotti evidentemente apprezzati dalla clientela, ce ne è abbastanza per mettere in discussione le solite addizione e moltiplicazione.

Renault cresce (vendite, non parlo di redditività che merita un capitolo a parte) perché negli ultimi due anni ha messo in vendita prodotti che sono piaciuti. Con molto merito del design, guidato dall’olandese Laurens van den Acker, entrato sette anni fa al marchio francese per prendere il posto di Patrick le Quément, un monumento (mio giudizio) andato in pensione.

Ebbene, Van den Acker ha cambiato radicalmente faccia alla Renault, nuovi prodotti sono stati lanciati a raffica: Espace, Talisman, Clio, Twingo, Mégane, Twingo, Kadjar, Captur e, da ottobre, Scénic. Se andate a vedervi i dati di vendita dei modelli di volume  (qui una classifica significativa per l’Italia), solo Twingo è andata sotto le aspettative: ma si può anche dire che è l’unico prodotto su cui il designer ha potuto far poco, trovando già pronti pianale e architettura completa della Smart. Progetto condiviso, per motivi di costi.

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