Marchionne ha ricevuto un gancio proprio mentre stava vincendo ai punti. Stava portando al suo angolo la fiducia di molti analisti sul raggiungimento degli obiettivi. Si era presentato in forma smagliante al salone di Detroit. Una brutta botta, l’accusa dell’Epa a Fiat Chrysler di manipolazione dei test sulle emissioni di motori diesel montati su alcuni modelli Jeep e Ram. Nessun esito è scontato, qualche danno d’immagine forse sì. Sono indagini ancora aperte e resto garantista per cultura: non c’è nessuna prova di colpevolezza, dunque lascio alla borsa il gioco di picchiare un giorno e di ripensarci l’altro.

Marchionne si è presentato furibondo alla stampa, “incavolato” come dice a Repubblica nel suo linguaggio colorito. Scomposto, a dire il vero. L’ha un po’ buttata in politica, quasi fosse in qualche modo vittima del passaggio di testimone fra Obama e Trump, anche se è con Obama che nel 2009 ha fatto gli accordi della vita. E’ apparso più preoccupato di non essere accostato a Volkswagen che di rispondere all’Epa, con cui Fiat Chrysler, ha detto, sta parlando da tempo: ma era stato così anche per Volkswagen prima dell’esplosione dello scandalo.

Dipende dal tipo di risposte che si danno. Leggo per esempio su Automotive News Europe: “The EPA has for months declined to certify Fiat Chrysler’s 2017 diesel vehicles for sale in the U.S., but the automaker has continued to sell 2016 diesel models”. Resta invece una curiosità sapere perché nel settembre del 2015, all’avvio del dieselgate, l’Epa aveva un “listino” di 37.500 dollari per vettura colposa, ora è salito a 44.539.

Fra le cose dette dal Marchionne incavolato, mi ha colpito questa: “sarebbe da stupidi” utilizzare un software per ingannare i test sulle emissioni. Fiat Chrysler negli Usa non brilla per avere una gamma motoristica virtuosa e ci ha messo sette anni dall’accordo con l’amministrazione Obama del 2009 per mettere su strada un’auto ibrida. Un motivo per cui Fca ha da tempo, forse più di altri, gli occhi addosso di Epa e Carb, il potente ente californiano per l’ambiente che non risponde a Washington. Sarebbe da stupidi, ha ragione.

Un Marchionne incavolato si era già visto negli Usa. In particolare, in un duro confronto con l’Nhtsa – l’ente federale per la sicurezza stradale – sui richiami di Jeep e, l’estate scorsa, sull’indagine ancora in corso da parte della Sec sull’accusa a Fca da parte di alcuni dealer di aver gonfiato i dati di vendita. Poche migliaia di unità (se verranno provate). Però è un altro fianco scoperto, se il New York Times fa notare con perfidia non dichiarata che, dopo l’apertura dell’inchiesta, le vendite del gruppo sono rallentate (“sales slowed after news of the inquiry“) per fermarsi a fine 2016 – cars e light truck – a 2,24 milioni: -0,4% rispetto al 2015.

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