Nonostante l’enfasi data dalla stampa italiana, a Detroit non è  successo nulla. Fca non ha presentato alcun nuovo prodotto, né annunciato nuovi progetti, né nuove alleanze. Né Marchionne, nel corso dei numerosi incontri avuti con giornalisti ed analisti italiani e stranieri, ha anticipato alcun dato finanziario relativo al 2016.

Eppure ho la sensazione, dopo aver seguito in streaming ambedue le conferenze stampa, che si sia trattato di un passaggio decisivo nella storia recente di Fiat Chrysler, e di Marchionne in particolare.

Era da tempo che non lo si vedeva così disponibile: ha recuperato la sua proverbiale self-confidence (sempre un filo al limite dell’arroganza), perfino un pizzico d’ironia, rispondendo a tutte le domande senza mai mostrare segni di insofferenza. Insomma, la sensazione è che sotto sotto pensi finalmente di avercela fatta.

E questa è, in fondo, la vera notizia.  Certo, giocava in casa, dirà qualcuno (Marchionne ha studiato a Windsor, dall’altra parte del fiume), ma c’è di più.

Rivolgendosi alla squadra (Bigland, Manley, Gorlier, ecc.), quasi chiedendo loro un ultimo sforzo, Marchionne ha ribadito con forza gli obiettivi del piano 2014-2018, vale a dire 9 miliardi di utile operativo, 5 di utile netto, e 5 miliardi di cassa, aggiungendo che “anche gli analisti cominciano a crederci”, visto il salto prodigioso che il titolo Fca ha fatto registrare negli ultimi due mesi.

In realtà, il prezzo delle azioni ha cominciato a salire subito dopo l’elezione di Trump, il quale più volte ha fatto capire di non considerare la riduzione delle emissioni nocive una priorità. Un vero colpo di fortuna per Fca, che più di altri costruttori è vulnerabile al tema della compliance con gli standard di fuel economy, soprattutto dopo aver riconvertito alcuni impianti dalla produzione di autovetture a quella di suv e truck, e che di conseguenza più di altri ha beneficiato del cambio di rotta di recente ratificato dalla Nhtsa (National Highway Traffic Safety Administration).

Dopo aver negato che l’investimento di un miliardo di dollari previsto per la produzione negli Stati Uniti di tre nuovi modelli Jeep sia legato alle recenti sortite protezionistiche del presidente eletto (ma solo un ingenuo potrebbe pensare che decisioni così importanti possano maturare in un contesto simile), Marchionne ha confermato che il suo focus esclusivo è di portare a compimento il piano (“mi sono rimasti 8 trimestri, alle spalle ne ho già 44”) e che il discorso di un eventuale fusione con Gm è definitivamente superato: “I was rebuffed”, ha ammesso con un sorriso sornione.

Indubbiamente, un tale atteggiamento ha influenzato positivamente gli analisti, e non solo. E’ probabile che, a questo punto, Marchionne finalmente sappia dove lo condurrà la lunga navigazione a vista iniziata nel 2004, che a fine 2018 sarà durata ben 14 anni, un’esperienza straordinaria per chi era stato chiamato a vendere al meglio quel che era rimasto di Fiat.

Se, come è lecito aspettarsi, nei prossimi 24 mesi 1) il mercato americano, il prezzo del petrolio ed il dollaro si manterranno ai livelli attuali 2) la mix di prodotto si arricchirà ulteriormente 3) le spese di capitale si ridurranno, il gioco è fatto. Non sono sicuro che i flussi di cassa saranno duraturi e che la solidità del gruppo sarà assicurata, ma questa è un’altra storia. “Spero che il bilancio 2018 sarà l’ultimo che firmerò”, ha concluso Marchionne.

Commenti
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    Eh beh certo, Marchionne fa la poker face ed ora tutti più fiduciosi… Sarebbe bello se i piani industriali si realizzassero così!

    Però…

    “Spero che il bilancio 2018 sarà l’ultimo che firmerò”
    Una volta tanto sono d’accordo con lui 🙂

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    Copio e incollo una risposta di Lepouquitousse: “Caro Könz, grazie per seguirci con attenzione. Di fronte agli analisti oggi Marchionne ha confermato che le probabilità di raggiungere gli obiettivi 2018 sono significativamente maggiori del 50%, e che alla fine del 2018 lascerà FCA. Come ho detto più volte, non credo fosse questa la ‘exit strategy’ che immaginava, e comunque per FCA nel 2019 la vita continuerà, in un modo o nell’altro”

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    Veda, caro Paternò, è proprio questo il problema: lui parla sempre di probabilità che possono aumentare, ma poi i target commerciali che spara a destra e a manca rimangono irraggiungibili.
    Ho letto su Allpar le risposte di Mr. Pullover ai giornalisti americani a Detroit e mi è venuta la pelle d’oca per il cumulo di FUFFA che è riuscito a sputare in così poco tempo.
    Che FCA e Ferrari continuino senza di lui e che magari abbiano anche più successo di adesso è la cosa che mi auguro di più, se non si fosse capito.

    […] al suo angolo la fiducia di molti analisti sul raggiungimento degli obiettivi. Si era presentato in forma smagliante al salone di Detroit. Una brutta botta, l’accusa dell’Epa a Fiat Chrysler di manipolazione dei test sulle […]

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