Il clima è peggiorato. Sia dal punto di vista ambientale che politico. Trump vira sul carbone, demolisce l’agenzia per la protezione dell’ambiente in casa, blocca gli impegni all’estero con gli alleati del G7. L’America abdica a un ruolo di leadership ambientale. La Cina è in grado di prenderlo, politicamente e poi nell’economia.

Nell’industria dell’auto, la Cina è stata nel 2016 il Paese al mondo dove sono state vendute più macchine elettrificate – elettriche e ibride plug in: 507.000 immatricolazioni (obiettivo 2017 tra le 700 e le 800.000) su un totale mondo di 774.000 (piccoli numeri, ahinoi), secondo i dati di Reuters. Un sistema fortemente incentivato dalla mano pubblica da cui non può tornare indietro, per far fronte a una crescita poco sostenibile e ad una urbanizzazione spinta.

L’Europa è in piena campagna elettorale per pensare a una leadership ambientale. Però ha in casa il gruppo dell’auto che potrebbe farlo (almeno nel suo settore) a livello mondiale. Grazie al sostegno della politica, sia che in settembre le urne confermassero l‘eterna Merkel, sia che premiassero l’Spd.

Parlo del gruppo Volkswagen, in piena accelerazione sull’elettrico dopo il dieselgate i cui effetti non sono finiti. Dico Volkswagen perché significa sistema Germania. Con un peso specifico a Bruxelles come a Pechino, dopo che negli anni ’80 il gruppo di Wolfsburg entrò per primo in quel Paese al seguito dei viaggi d’affari del cancelliere Kohl.

Volkswagen che in Cina è una potenza, Volkswagen che è partecipata dalla Bassa Sassonia, a guida Spd. Volkswagen che è in difficoltà negli Usa, ma in fondo non più di tanto nell’era trumpiana. Una Volkswagen trainante sul clima che farebbe comodo anche a una Europa diversa. Forse migliore.

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