Gianni Agnelli moriva il 24 gennaio 2003. Otto mesi prima, negli Stati Uniti gli avevano diagnosticato un tumore. Me lo ricordo bene quel giorno di quindici anni fa, al giornale ero in “corta” e fui richiamato per scriverne. L’Avvocato aveva traghettato la Fiat da un secolo a un altro e ciò che avvenne ai funerali, in particolare quella folla sulla rampa del Lingotto, insegnò a qualcuno di noi anche altro.
La scomparsa di Agnelli, anzi dell’Avvocato, aprì una successione difficile nel gruppo Fiat. Il fratello Umberto prese il volante, per scomparire anche lui sedici mesi dopo, il 27 maggio del 2004 (una indiscrezione sulla sua malattia era uscita sul Financial Times un anno prima). L’1 giugno a Torino arrivò Sergio Marchionne. Il quale è in buona salute ma “stanco”, ha detto a Bloomberg, confermando di voler lasciare alla fine dell’anno. Un’altra successione difficile.
Max Warburton, uno dei più brillanti analisti automotive, ha così scritto di Marchionne in una nota agli investitori: “Davvero va via? Non c’è un vero compratore per Fiat Chrysler e non c’è un successore interno“. Aggiungendo che il gruppo potrebbe prendere un “outsider” e Marchionne restare come “presidente esecutivo” .
Dopo Gianni Agnelli, quella di Marchionne rischia di essere la successione più complicata per Fiat e Fiat Chrysler. Perché non Fca, ma l’intero mondo dell’auto sta cambiando come mai è avvenuto in oltre cent’anni di storia. I due uomini sono straordinariamente diversi per formazione, cultura, capacità manageriali. Ma oggi come allora siamo di nuovo in quel che si dice un passaggio di fase. Per il resto, cosa nota, la vita insegna che siamo tutti sostituibili.
Non è un caso che i nomi in circolazione per il dopo Marchionne siano sempre gli stessi da qualche anno. Né qualcuno sa cosa potrebbe essere Fiat Chrysler alla fine del 2018, nonostante Marchionne abbia ora detto di non aver “bisogno più di nessuno”, con una improvvisa piroetta su se stesso in cui è maestro insuperato.
Anzi, sui nomi del successore l’incertezza è tale che viene fuori di tutto, addirittura anche in combinazione con l’altra imminente successione di Carlos Ghosn al vertice di Renault-Nissan. E da cronista curioso, annoto.
Per esempio. Mi ha colpito che Monica Mondardini, amministratore delegato di Cir e di Gedi, l’editoriale del gruppo l’Espresso e della Stampa, alla fine dello scorso dicembre si sia sentita costretta a fare un comunicato per smentire una sua candidatura alla successione di Marchionne.
Ma come è potuto accadere che sia stata tirata in ballo? Arrivata nel 2009 al gruppo Espresso come “misteriosa” manager avendo vissuto in Spagna per molti anni presso Generali e dunque sconosciuta ai più, Mondardini ha apprezzate competenze finanziarie. Il sospetto: Marchionne è uomo di finanza cui piacciono manager con questo profilo? Qualcuno ha fatto uno più uno e ha buttato lì il nome di lei. Fake.
Un altro esempio. Di recente, nel mondo automotive che frequento qui e là, più di una persona (non i soliti colleghi) mi ha detto: e se al posto di Marchionne o di Ghosn (dove i nomi dei successori interni sono sempre gli stessi, ma apparentemente più sbiaditi rispetto a quelli di Fca) prendessero Luca De Meo?
Oggi a capo (brillantemente) di Seat, rimasto estraneo al dieselgate del gruppo Volkswagen che ha vissuto dal board Audi e poi riprotetto a Barcellona, De Meo è stato uno dei tre giovani moschettieri di Marchionne, insieme a Olivier François e Antonio Baravalle, nella prima fase del salvataggio del gruppo. De Meo ha compiuto 50 anni l’anno scorso, “mica invecchiano solo gli altri”, ci siamo detti ridendo all’ultimo Salone, ma insomma avrebbe pure l’età giusta.
Warburton lo definirebbe un “outsider”.
Però a Parigi non si è mai visto un amministratore delegato che non fosse francese o tutto al più francofono come Ghosn, brasiliano di nascita da genitori libanesi e cresciuto in Francia. Soprattutto, nel 2009 De Meo ha lasciato Fiat per andare al gruppo Volkswagen, cosa che Marchionne, a quanto ne so, non gli avrebbe mai perdonato. Dunque? Successione difficile. Molto.
L’articolo in po penoso – pare solo gossip