Nelle fabbriche Fca di Melfi e di Pomigliano, i sindacati Usb e Cobas hanno indetto uno sciopero e una protesta dopo l’acquisto della Juventus di Cristiano Ronaldo. Il messaggio: perché Fca – la Famiglia è la stessa di quella della Juventus – spende soldi per un giocatore di calcio invece di smettere  di chiedere sacrifici agli operai?

Cosa non si fa su CR7 per guadagnarsi un titolo di giornale (e uno pure qui sul web), mi viene da pensare. Ma che senso ha scioperare per Cristiano Ronaldo, sempre che qualcuno aderisca e ne dubito (tanto è vero che la Fiom non ci pensa nemmeno)? Semmai, sarebbe stata giusta una protesta il giorno seguente l’annuncio di Marchionne al Balocco, l’1 giugno scorso: dove la promessa di “piena occupazione” nelle fabbriche italiane entro il 2022 non è stata confermata da piani dettagliati, né di prodotto né di investimenti.

Detto questo, se Cristiano Ronaldo servisse a vendere più Jeep (sponsor già della Juventus) come la Renegade prodotta a Melfi, sarebbe una meraviglia proprio per il lavoro. Personalmente gli affiderei il marchio Fiat da resuscitare, crollato in Italia di oltre il 30% in giugno, di quasi il 23% in maggio, del 15 in aprile. Immaginate uno spot con Cristiano Ronaldo dentro una Fiat 500 cabrio (sennò non c’entra) e vediamo l’effetto che fa.

Ma Cristiano Ronaldo non è tipo da Fiat. E nemmeno da Jeep. In garage ha una Bugatti Veyron, un paio di Ferrari, una Rolls Royce, una Lambo e se non ricordo male una Maserati in qualche angolo, più altro che non sia più piccolo di una Bentley.

Ce l’ha tutte, è pure juventino e da interista non rosico come il mio caro ex presidente Massimo Moratti: piuttosto chissà se rosica Marchionne, che deve mettere mano al portafoglio senza avere il calcio nel cuore. E non può scioperare nemmeno per sbaglio.

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