Negli Stati Uniti di Trump, il 4 luglio scorso è stato Independence day, per la 242esima volta. Mai in tempi recenti l’indipendenza americana è stata ricordata con divisioni aspre su isolazionismo economico, immigrazione, questione razziale. Per un blog che si occupa essenzialmente di auto e mobilità, preme il primo tema. Sul quale le scelte dell’amministrazione Trump potrebbero scatenare una tempesta perfetta alla vigilia di un temuto rallentamento dell’economia mondiale.
Per l’auto europea sono guai, qui Bloomberg fa una analisi interessante. Molti danni per i tedeschi, bastonate in arrivo mentre l’intera industria dell’auto mondiale sta virando enormi investimenti sulle nuove tecnologie in competizione con l’industria del tech che dispone di ben altre risorse, nuvole diffuse sui consumatori.Oltre al pesante ammonimento della Cina, che per altro cerca alleati in Europa.
Stringendo il cerchio, penso che qualsiasi guerra commerciale sia sempre a perdere. Esattamente l’opposto del senso delle ultime dichiarazioni pubbliche di Marchionne, secondo cui i dazi non sono la fine del mondo e che lui capisce Trump.
Diamo a Marchionne quel che è di Marchionne, ha parlato da politico e non da industriale come ha spesso fatto nella sua lunga carriera. Ma finché guida il gruppo Fiat Chrysler, le sue parole appaiono fuori tema. O quantomeno suscettibili di letture dietrologiche: che abbia bisogno di Trump nella delicata fine del suo mandato come ha avuto bisogno di Obama all’inizio dell’avventura americana, ora in cui circola di tutto e il contrario – compreso tormentone di una vendita del gruppo in spezzatino?
marchionne (il minuscolo è voluto) lavora per un gruppo che si è sempre retto sui favori fattigli dai politici. Non è che adesso sia diverso, quindi….