In Italia l’inquieta estate di Stellantis sembra destinata a sfociare in un autunno ancora più agitato. Il fisico dell’azienda nata dalla fusione fra Fca e Psa la colloca nella seria A dell’automotive e il ceo Carlos Tavares ha determinato un deciso rialzo della frequenza sulla quale l’azienda è sintonizzata. Nel bene e nel male.
Di qui una pioggia di notizie e indiscrezioni decisamente di peso.
Nel Bel Paese, dove nei prossimi giorni potrebbe essere proclamato il primo sciopero dell’era Stellantis nell’abruzzese Sevel che produce i furgoni Fiat Ducato, Citroen Jumper e Peugeot Boxer, ha trovato una qualche eco l’indiscrezione che riferisce di un prossimo taglio di 12.000 unità sui 50.000 dipendenti italiani ex Fca.
Se è un fatto che tutti gli stabilimenti italiani hanno intrapreso una politica di asciugatura più o meno dolce del personale (sono stati varati anche incentivi fino a 75.000 euro per chi dà le dimissioni) è pur vero che Tavares continua a lanciare segnali di grande ambizione espansiva.
Resta una domanda di fondo: cosa ci guadagna l’Italia con Stellantis? Finora, nella breve era Tavares l’Italia ha incassato l’annuncio di una gigafactory a Termoli, in Molise, da 1,5 miliardi di euro che non era nelle possibilità di Fca; il progetto di nuovi quattro modelli a Melfi a partire dal 2024 e la conferma delle risorse per Maserati che sta per lanciare una pioggia di novità anche in versione elettrica. e in pochi hanno notato che nell’ultima conversazione con gli analisti, il ceo di Stellantis ha annunciato d’aver già visto i prossimi modelli della Lancia. La rinascita di un marchio nobile, profondamente legato all’eleganza italiana, non può che rappresentare un’ottima notizia per l’intero made in Italy.
E tuttavia non sono chiare le ricadute sull’intera filiera italiana dell’auto delle scelte strategiche di più alto profilo che Tavares sta facendo con la prontezza e l’intensità che abbiamo imparato a conoscere con Sergio Marchionne. L’azienda scoppia di salute e la divisione Enlarged Europe nel primo semestre 2021 ha presentato margini spettacolari nell’ordine delll’8,8%. Ma il punto è il seguente: le 2.200 imprese italiane dell’indotto sono pronte a “salire” sull’accordo che Stellantis ha appena concluso con i giganti taiwanesi di FoxConn che rivoluzionerà i cruscotti del futuro ed è destinata a far decollare l’auto intelligente?
Da quel che si capisce, quella di Stellantis in Italia sarà una transizione complessa ma probabilmente non lunga. Difficile dire se la nostra economia ne gioverà o meno. Quel che è certo per ora è che se Fca fosse rimasta sola non avrebbe avuto forze sufficienti per uscire né dal suo rosso ventennale né per contribuire a far uscire l’Italia dal declino. Tavares è un’opportunità. Forse.
Ma veramente credete a quello che scrivete?