Inglesi e juventini non mi sono mai stati simpatici, essendo un francophone interista. Lo so, per molti questo non è un buon inizio.

Ricomincio: tutti sappiamo dell’inglese Mike Manley, ceo di Fiat Chrysler dal luglio 2018 al posto dello scomparso Sergio Marchionne (meritatamente a mio giudizio, anche perché ci avevo scommesso pubblicamente scrivendolo su Repubblica tre anni prima); poi Head of Americas di Stellantis dal gennaio del 2021, l’unica area piena di soldi portata in dote da Fca nel matrimonio con i francesi; e adesso ceo di AutoNation (colosso statunitense dei rivenditori di auto) dal prossimo 1 novembre.

A 57 anni, per Manley si può dire fine di una carriera ventennale nell’industria che conta. Oppure exit strategy, valutando l’attitudine (traduco da “rullo compressore”, come dice chi ci lavora) del numero uno di Stellantis Carlos Tavares cui rispondeva. Chissà se e quanto corrisposto.

Di Manley sappiamo che nel 2020 ha guadagnato tra stipendi e remunerazioni 13,28 milioni di euro. E sappiamo, questo soltanto grazie a un articolo di Automotive News Europe, che per accettare il demansionamento da Ceo a Head dentro Stellantis e per restare fuori dal nuovo cda ha avuto un bonus di 10 milioni di euro.

Patti chiari? Chi lo sa: alla vigilia del piano industriale con cui Tavares dovrebbe dire per Stellantis chi è dentro e chi è fuori, dai prodotti alle persone, lo Head of Americas se ne va a svernare in Florida, quartier generale di AutoNation. La domanda è una: era già nei patti che Manley lasciasse prima del vero fischio d’inizio? E se così fosse, si regalano 10 milioni di euro a uno che se ne vuole comunque andare?

La parabola di Manley mi ricorda da vicino quella dello juventino Antonio Conte, allenatore (purtroppo) dell’Inter, fuggito nel giugno scorso appena gli è stato chiaro che la proprietà cinese della mia squadra del cuore era sull’orlo di una crisi. Covid, crollo del fatturato per la società di famiglia Suning, una sorta di Trony cinese, eppoi il contrordine del Partito comunista ai suoi sudditi nel mondo: basta con cazzate come il calcio.

Di Conte sappiamo che per il campionato 2020-2021 ha guadagnato 12 milioni (uno sproposito rispetto a Manley, che aveva anche responsabilità su migliaia di lavoratori e famiglie) e altri 12 gliene spettavano da contratto per il 2021-2022. A maggio vince lo scudetto dopo essersi fatto eliminare malamente dalla Champions, capisce che non ci sono soldi per nuovi acquisti milionari e allora decide di mollare, chiedendo e ottenendo pure una buonauscita.

La domanda è una, come per Manley: era nei patti che Conte lasciasse nel caso di un cambio di stagione finanziario all’Inter? E se così fosse, si regalano 7 milioni di euro a uno che se ne vuole comunque andare?

@fpatfpat

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