Fiat Chrysler è da tempo un’azienda americana, facendo lì la maggior parte dei suoi profitti, grazie in particolare a Jeep e Ram. Ma che succede se l’economia statunitense rallenta?

Martedì e mercoledì Jerome Powell, il presidente delle Federal Reserve, deve spiegare al Congresso Usa quel che ha scritto nel report di venerdì scorso. E cioè che l’economia statunitense sta mostrando segnali di debolezza dalla fine del 2018, nonostante abbia chiuso l’anno in solida crescita appena sotto il 3%.

Niente di buono per il 2019, par di capire. Mentre fuori dal giardino di casa corrono le ombre della Brexit, la recessione italiana che per qualcuno a Bruxelles potrebbe essere contagiosa, una Germania in panne che dovrebbe fare più paura, una Cina in rallentamento impegnata in una guerra commerciale globale, dazi americani agitati come una clava sull’import di auto europee – perché business che minaccia l’interesse nazionale statunitense, secondo Trump. Da non credere.

Per Fiat Chrysler, azienda americana ma con parti vitali ancora dalle nostre parti, sono tutti brutti segnali. Se l’America rallenta, il traino di Jeep e Ram sui conti del gruppo potrebbe non essere forte come negli anni scorsi. E sarebbe un guaio grande anche per le fabbriche italiane.

Torniamo al bilancio 2018 di Fiat Chrysler presentato nelle scorse settimane, che ha fatto andar giù il titolo in borsa. Nonostante l’utile netto in alto (+34%) e altri numeri positivi, i target 2019 indicati hanno deluso, compresi i flussi di cassa industriale ridotti a un terzo di quelli del 2018. Se il Nordamerica ha registrato un 10% di aumenti per volumi e ricavi e il Sudamerica (un tempo l’assicurazione sulla vita di Fiat) è tornata a crescere, l’Asia e la Cina restano un buco nero per Fiat Chrysler (e per Maserati in particolare), mentre l‘Europa è andata sotto nelle vendite.

Qui, nel 2019 Fiat Chrysler non avrà un modello totalmente nuovo da commercializzare. Motori, restyling, nulla di più. Teatro tragico perché Mike Manley, la nuova guida del gruppo, sia tentato da un colpo di scena al prossimo Salone di Ginevra (dal 5 marzo).

Circolano voci – diventate molte – sulla possibilità che il Salone più bello del mondo (my view) a sorpresa parli improvvisamente italiano: si dice della presenza del concept del nuovo suv Alfa Romeo di segmento C (quanto ne avrebbe bisogno il marchio) da produrre a Pomigliano; del concept della nuova generazione di Fiat Panda; e si vocifera addirittura (ma a questa proprio non ci credo) del “missing” baby suv Jeep che Marchionne stava pensando di fare a Pomigliano e poi sparito.

Per ora e apparentemente. Come la solida crescita americana.

Manley penderà dalle labbra di Powell. Io devo ancora decidere, ma quanto mi piacerebbe non essere smentito sul lago Lemano pensando alle sorti del lavoro in Italia.

@fpatfpat

Lascia un commento