Carlos Ghosn esce definitivamente di scena con la sua fuga dal Giappone, dove era in attesa di processo. Un colpo di spugna. Fin qui aveva perso molto: la libertà dopo l’arresto nel novembre del 2018 a Tokyo e a seguire l’immenso potere di numero uno di Renault-Nissan. Ma fuggendo in Libano dove pare non ci siano trattati di estradizione con il paese del Sol Levante per i reati di illeciti finanziari di cui è accusato, ha perso tutto: perché ha rinunciato a provare la sua non colpevolezza e dunque puntare a una riabilitazione. Game over.
“Ghosn voleva provare la sua innocenza, ma da quel che ha detto penso che non creda nelle corti giapponesi“, ha spiegato il suo avvocato giapponese Junichiro Hironaka. Parole sante se è vera la ricostruzione della sua fuga fatta da una tv libanese, meglio di un film: un piccolo Ghosn (dunque senza i soliti tacchi rialzati) nascosto dentro un portastrumenti di un coro di canti gregoriani. Da qui non si sa come su un aereo per Istanbul – certo non in stiva – e poi su un volo privato verso Beirut, non è chiaro se addirittura con il trasponder spento per un lungo tratto. Roba da 007.
Ghosn esce di scena nel modo più clamoroso e in fondo più intonato a quella sua aria levantina che non si è mai tolto di dosso. Per come ho conosciuto in tanti anni questo top manager, incontrandolo più volte in giro per il mondo anche vis à vis o l’ultima volta seduto a pranzo di fronte a lui con a fianco alcuni colleghi francesi, sono un po’ deluso: mi sarei aspettato una battaglia politica in un processo pubblico, così come ci aveva fatto pensare fino alla sua fuga. Una cosa che adesso, qualsiasi fatto nuovo succedesse, non sarebbe più credibile.
Non cambia il mio giudizio sul suo operato: è stato un imperatore dell’auto moderna, abbattuto dal sistema giapponese attraverso errori da super manager che a un certo punto considera sua la proprietà dell’azienda, ma solo per impedire la fusione di Renault e Nissan.
Che poi nel mondo morta una fusione, se ne fa un’altra. Ma a garantismo finito (per me) dopo la sua fuga, non so se parteggiare ancora o meno per Ghosn, un manager dell’auto che mi è sempre piaciuto molto. Che so, avete presente Al Pacino e Robert De Niro nel film “Heat”? Con chi dei due siete stati in quel film?
ps Oggi 8 gennaio, dopo la lunga conferenza stampa di Ghosn, ricevo messaggi e telefonate che mi chiedono: ma allora, da che parte stai? Sopra non devo essere stato chiaro: sto con De Niro, sto con lui.
Ghosn ha fatto benissimo. Solo chi è molto miope o in malafede può pensare che il baraccone mediatico che è stato costruito in Giappone possa essere fondato. E’ assolutamente evidente a chiunque mastichi di automobili che i magistrati giapponesi hanno agito su preciso mandato del governo per evitare che Nissan, salvata da Renault (e questo lo ricordano in pochi), e rimessa in piedi da un dirigente Renault (Ghosn) si fonda con la casa francese. I giapponesi hanno mostrato la loro vera faccia con questa operazione, altro che inchini e rispetto delle regole. Ghosn ha fatto benissimo a trovare l’iunica soluzione che preservasse la sua vita. Per la carriera ci penseremo, anzi, credo che ci abbia già pensato lui….