Deglobalizzata? Tre, quattro mesi, forse, “sa dottore, prima i chip ora la guerra”. Chissà quando il mio caro amico dottore sul serio (a Roma siamo chiamati tutti dottori) riuscirà a salire sulla sua nuova auto, ordinata incautamente a metà febbraio. Detto terra terra, questa storia dei ritardi di produzione dovuti ai lockdown da Covid, poi all’insufficienza di microchip a sua volta derivata anche dal Covid e ora a una guerra che manda su Marte i prezzi delle materie prime e assottiglia la disponibilità per esempio di cavi (sì, cavi, le macchine ne sono ancora piene nonostante l’era digitale), insomma questa storia mi sembra una ritorsione in odore di maoismo: “Marciare divisi, colpire uniti”.

Eh no, se manca un pezzo costruito a Shanghai, quel modello assemblato a Canicattì si ferma e non arriva più a Oslo dove è stato ordinato online. Abbiamo voluto la globalizzazione e adesso pedaliamo, ben oltre la pista ciclabile sotto casa. Ma è in Vespa che penso meglio e la testa mi va al dibattito in corso sulla de-globalizzazione.

Vado con l’accetta: dato che ormai una crisi tira l’altra a partire dallo sfacelo finanziario mondiale del 2008, è tendenza sostenere che nell’industria manifatturiera sia meglio diversificare le fonti di approvvigionamento di componenti chiave e farsi più in casa quel che serve, contando anche su premianti sussidi pubblici nazionali oltre che su dazi sovranisti per merci importate. E lasciando il global puro ai centri ricerche, che possono continuare a stare ovunque.

Vabbè, lo so che non è così semplice e che siamo tanto interconnessi anche se per paura pandemica facciamo fatica ad abbracciarci, ma la de-globalizzazione è di tendenza quasi come un aperitivo.

Sto per telefonare al mio amico dottore sul serio consigliandoli di cedere alle lusinghe del suo gommista (“dotto’, so’ lisce!) perché non si sa mai per la consegna del nuovo, quando m’imbatto in una intervista alla Cnn del boss del gruppo Volkswagen in America, Scott Keogh. Il titolo è più attraente di una spremuta d’arancia: “Volkswagen is coming for Tesla. Here’s how it plans to dominate the US market“. Wow, finalmente capirò come si mette nell’angolo Elon Musk.

La de-globalizzazione è una tendenza su cui stare, chiede al manager la collega americana? Keogh, facce sognà: “Oh, 100%, just look at what we’ve been doing at Volkswagen. Now we’re a fully industrialized company that has our own factories and our own purchasing department. About 92% of the vehicles we sell in the US are made in our factories in Mexico and Tennessee, and 85% of the material in the car is local from American suppliers. This de-risks a lot of potential logistical problems for us”. E poi dicono che non si debba dire de-globalizzazione felice.

@fpatfpat

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