Che fine fa l’auto elettrica in Europa? Da 48 ore scambio messaggi e chiacchiere con amici interessati e non (lo so, beato me che ho il tempo). Colpa di un risultato elettorale europeo che, a partire da un immediato articolo di Politico, prospetterebbe una frenata se non uno stop al divieto di vendere in Europa veicoli con motori endotermici dal 2035. Decisione della precedente Commissione che, se rimessa in discussione, lascerebbe a piedi le zero emissioni. O quantomeno le allontanerebbe da colonnine di ricarica, investimenti, cambio di mentalità.
Sul domani dell’auto elettrica in Europa mi viene in mente soltanto tal Alan Kay, un genio statunitense dell’informatica, che una volta disse una frase copiata subito nei miei appunti: “Il modo migliore di prevedere il futuro è inventarselo”.
Invento. L’Europa è stata investita da un’onda nera, che è insieme letterale e simbolica. Roba che non fa bene a nulla e a nessuno e nemmeno all’auto elettrica. Nera come il petrolio, nera come le forze vincenti nell’urna che finora si erano distinte soltanto per aver sempre combattuto contro l’attuale idea d’Europa. Che non è mai stata uno splendore, ma che almeno su ambiente e mobilità sostenibile ha messo un punto esclamativo e interrogativo insieme con il Green Deal e il famoso divieto alle termiche dal 2035.
Dentro i confini di questa Europa, siamo distratti da neonazisti di ritorno, mentre appena fuori rumoreggiano: due guerre apparentemente senza fine; un continente a sud che fingiamo non esista; una corsa alla supremazia tecnologica mondiale da oriente; il rischio di crisi della più grande democrazia del mondo da occidente. Per darci un tono, al più sfogliamo una margherita chiamandola Ursula.
Il Green Deal dell’Europa – con il suo divieto alle termiche dal 2035 che non è un corollario, perché investe la nostra vita quotidiana e, a dirla tutta, a me non fa impazzire – è una assicurazione sul futuro. Una spesa facile da tagliare se si rischia di non arrivare a fine mese, salvo buttare anche la tv e non guardare alcuni effetti dell’emergenza climatica in via di inarrestabile peggioramento. Tipo certe inondazioni sotto casa e non in Bangladesh, o la fusoliera di un aereo di linea sventrata da una tempesta di grandine nel cielo di giugno sopra Vienna.
Invento ancora. La prossima Commissione d’Europa non avrà commissari neonazisti e confermerà investimenti materiali e umani sul Green Deal e il divieto per le auto endotermiche dal 2035. Tutto questo, nonostante: i Verdi abbiano preso una scoppola quasi ovunque (ma chi ha bisogno di un partito verde per agire a favore dell’ambiente se ci si crede?); il presidente del Partito Popolare europeo (il primo nelle urne) Manfred Weber corra a dire che basta con sto’ 2035 deciso da Ursula (per lei la cosa non è un dogma ma un po’ di identità sì, e comunque Manfred provò a farle le scarpe già nel 2019 e ci prova ancora adesso); lo spettro cinese che si aggira per l’Europa, che per altro si prepara ad annunciare nuove fabbriche a casa nostra (dopo l’Ungheria di Byd, entro agosto mi risulta che ne sapremo di più).
Scendo da questa Europa e torno da Alan Kay, che inventore coi fiocchi: “Ho avuto la sfortuna o la fortuna di imparare a leggere fluentemente a partire dall’età di tre anni, quindi avevo letto forse 150 libri quando sono arrivato in prima elementare e sapevo già che gli insegnanti mi stavano mentendo”.
[…] il divieto di vendere auto con motori endotermici dal 2035. Touché, come avevo facilmente previsto qui l’11 giugno. Il resto dello spettacolo è stato però […]