Che capo azienda sarà Antonio Filosa per Stellantis? Un manager che aggiunge pennellate e colori a un affresco o un dirigente che sottrae marmo per snellire una scultura? La storia personale dell’ingegnere napoletano lo iscrive di diritto alla categoria dei pittori, di quelli che aggiungono valore alle aziende ricorrendo all’aumento della produzione manufatturiera più che al taglio dei costi. La storia di Fiat-Fca-Stellantis in Brasile, di gran lunga primo produttore di quel mercato e dove Filosa ha costruito tutta la sua carriera, testimonia una capacità industriale fuori del comune con una quota di mercato del 30% (21% per il solo marchio Fiat) pari a circa 800 mila immatricolazioni e un margine operativo del 14,3% in un anno difficilissimo come il 2024. E Filosa in Brasile si è distinto come un uomo di fabbrica.
La domanda chiave è: Stellantis Italia può (re)importare la lezione manifatturiera di Stellantis Brasile? Intanto la nomina fortemente voluta da John Elkann ha suscitato gli applausi a scena aperta di ciò che resta del management italiano di Stellantis. La rete degli 11 stabilimenti italiani di Stellantis è stata sottoposta a una cura di cavallo nei tre anni di guida di Carlos Tavares. Per quanto possa sembrare incredibile, nonostante la cura Sergio Marchionne, Fca Italy si è presentata in “rosso” all’appuntamento con la fusione con Psa e Tavares l’ha strattonata in tutti i modi: buonuscite per il personale, vendita degli immobili (compresi i palazzi degli uffici di alcuni stabilimenti), riduzione della produzione 2024 tornata ai livelli del 1956.
L’ossessione del taglio dei costi, la semplificazione della motoristica a favore dei prodotti francesi meno cari di quelli italiani, l’arrivo di nuove piattaforme unificate per il lancio di vetture elettriche hanno letteralmente inscheletrito la rete industriale dell’auto italiana. I dirigenti e i quadri di Fca inoltre, hanno perso quello status di “centro dell’impero” che erano riusciti a mantenere anche di fronte allo strapotere dei colleghi americani grazie alla migliore produttività degli stabilimenti europei ex-Fiat, decisamente più organizzati di quelli Usa.
Ora si spera che Filosa riporti anche in Italia quello stile di lavoro partecipato e molto orientato sulla qualità che Marchionne aveva introdotto e coltivato in Fca attraverso, ad esempio, l’introduzione del sistema produttivo WCM (World Class Manufacturing) rapidamente abbandonato da Tavares perché fuori linea rispetto alla sobrietà praticata dagli uomini di provenienza Psa.
L’ingegnere napoletano, però, dovrà affrontare questioni spinosissime e costosissime, quali ad esempio la rinascita di Maserati e il varo delle nuove Alfa Romeo Stelvio e Giulia sulle quali girano voci di ulteriori rinvii. Inoltre, non sarà per niente facile aggiustare lo stile di lavoro di tutta la Stellantis europea rispetto alla semplificazione praticata dal management a trazione francese e senza suscitare reazioni di un gruppo dirigente in buona parte proveniente da Psa che probabilmente avrebbe preferito la scelta del principale concorrente di Filosa: l’ingegnere parigino Maxime Picat, ex coo di Stellantis Europe e primo firmatario dell’intesa fra Stellantis e Infineon per l’elaborazione di nuovi cheap dedicati alla guida autonoma. Del resto, si sa, le vite dei pittori sono spesso difficili, talvolta sorprendenti e, più raramente, bellissime.