Stellantis, e così Antonio Filosa ce l’ha fatta. E’ l’uomo che nella foto (giugno 2023, in fabbrica a Pernambuco in Brasile) sta con il pugno chiuso, abbracciato al presidente brasiliano Lula, caro alla migliore tradizione operaia. Manager di lotta e di governo? Un italiano come amministratore delegato di Stellantis dopo il dimissionario Carlos Tavares è un bel colpo del presidente John Elkann nei confronti dei francesi del gruppo. Poi vabbè, Filosa non canterà “Bella ciao”, ma non girate questa foto a Giorgia Meloni. Ci potrebbe restare male, in nome della nazione, etc. etc.
A 51 anni, Filosa diventa amministratore delegato di una Stellantis che notoriamente ha molti guai: in primis, le perdite in Nordamerica, fin qui cassaforte del gruppo, il che fare di 14 marchi, tra cui la ferita aperta di Maserati. Il tutto in un mondo sempre più inguaiato, a causa della imprevedibile amministrazione Trump.
Ma se c’è un messaggio positivo in questa nomina, al di là di capacità da ceo da dimostrare (sviluppate nell’era di Sergio Marchionne, occhio), sta nella sua formazione: Filosa è un manager che viene dal manufacturing, uno che dovrebbe sapere bene dove mettere le mani in una industria strattonata come non mai dalla politica. Dazi sì, dazi no, transizione elettrica sì, transizione forse (come se l’attuale emergenza climatica fosse un optional), regole sì, regole blande (come se la sicurezza per gli sviluppi di guida autonoma e intelligenza artificiale fosse un altro optional). La verità è che tutto cambia per cambiare davvero, questa volta.
Oggi, la Stellantis di Filosa è un po’ come la chiesa cattolica, ha radici diffuse: europee per l’eredità dei gruppi Fiat e Peugeot, nordamericane per avere digerito il gruppo Chrysler ai tempi dell’amministrazione Obama, sudamericane perché Brasile e Argentina sono storicamente paesi chiave per la storia di Fiat e in parte di Peugeot. L’Asia di Stellantis non potrebbe attendere perché è quell’area il nuovo centro del mondo, ma lì le fortune del gruppo e prima ancora di Fiat, Peugeot e Chrysler si sono scontrate con una serie di insuccessi. La mossa del cavallo di Tavares con la cinese Leapmotor dovrebbe tornare utile.
Lo smacco asiatico di Stellantis mi conferma che Filosa è il nostro Papa: il Papa vero appena eletto non è stato il filippino Luis Antonio Tagle come da alcune previsioni a tinte geopolitiche, ma Robert Francis Prevost. Origini piemontesi, nordamericano di nascita, sudamericano per una bella parte di formazione. Sembra quasi Filosa: origini napoletane, una laurea in ingegneria a Milano nel 1999, subito in Fiat e poi per circa 20 anni in Brasile, la promozione negli Stati Uniti a partire dal 2023 con la responsabilità globale del marchio Jeep, diventando un anno dopo il boss delle due Americhe, oltre che della qualità del gruppo.
Stellantis introna il nuovo ceo il 23 giugno. Prevedibile che Filosa cambi pezzi di squadra, come ha già fatto in Nordamerica, dove ha però riassunto alcuni manager allontanati da Tavares e dove può contare per i rapporti con i mercati sulla figura chiave di Richard Palmer, richiamato in servizio da Elkann.
Già, Jaki, che dire? Da sei mesi si muove in Stellantis come se non ci fosse un domani, ottenendo dai soci francesi un via libera che in cda vale doppio. Insomma, ci avete provato voi con Carlos, ora tocca a noi con Sant’Antonio. Che avesse in mente un manager “americano” (come il Papa!) me lo aveva detto tempo fa uno dei suoi collaboratori, che scegliesse uno come Filosa e non uno alla Benedetto Vigna di tutt’altra formazione, non ci avrei scommesso. E’ vero che le Ferrari si vendono da sole (modo di dire, non vero fino in fondo come per qualsiasi cosa), ma in questa nomina c’è un altro segno: a Stellantis non c’è tempo per sperimentare nulla.
PS Annunciare il nuovo amministratore delegato da Napoli il giorno successivo allo scudetto e alla visita della squadra del Napoli a Leone XIV, c’è della regia? Da blogger tutto tornerebbe, da blogger interista direi però che uno juventino non può essere così creativo. Comunque, meglio Filosa che Conte, tutta la vita.
L’articolo è davvero più che condivisibile, oltre che scritto in bello stile (non è scontato, nell’era del congiuntivo estinto e di “settimana prossima”). Applausi.
Peccato per il P.S., che conferma la natura livorosa e antisportiva del tipico interista, vieppiù di sinistra (che Conte lo dovrebbe solo ringraziare). 🙂 🙂
Scherzi a parte, ci ri-voleva un Papa italiano tra gli affreschi scoloriti di Stellantis.
Avrà gatte da pelare, comfort zone dirigenziali da smontare e il prodotto da rimettere al centro.
De Meo docet.