Matthias Mueller, 62 anni, è il nuovo amministratore delegato del gruppo Volkswagen. Stava già in casa alla Porsche e non è un ingegnere come il suo predecessore Martin Winterkorn, travolto dalla bufera delle truffa sulle emissioni. Mueller ha studiato information technology all’università di Monaco: a Wolfsburg non succedeva dal 1992 che un non ingegnere prendesse il volante. Un segno dei tempi, o dei mala tempora.

Al vertice della Volkswagen, Mueller è stato nominato dopo sette ore di confronto in consiglio di amministrazione, benché la nomina fosse stata data per scontata e non essendoci tempo per mettere al lavoro cacciatori di teste sull’esterno. Ci vorrà per capire meglio le dinamiche, gli scontri e gli altri cambiamenti nel top management che seguiranno. Ci torneremo con calma e con notizie.

Mueller viene da quella Porsche che stava rivoluzionando con l’introduzione di motorizzazioni elettriche e ibride per le sportive tedesche. Di lui si sa quasi tutto. Aggiungo che in una sua recente intervista data alla Sueddeutsche Zeitung, carta liberal tedesca, Mueller si è schierato con Angela Merkel sulla necessità di accoglienza dei migranti contro gli “estremismi”. E in fondo anche lui è un migrante, nato nella Germania est e costretto ad andarsene con la famiglia a ovest, in Baviera dove ha studiato e ha preso l’accento del sud. Uno che ce l’ha fatta, però.

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