Volkswagen e Renault si starebbero parlando (non in romanesco) per lavorare insieme sullo sviluppo di un’auto elettrica da 20mila euro, che a dire il vero entrambi hanno già promesso a breve ognuno per conto loro. Una indiscrezione in cui ci sarebbe dell’inverosimile se non fosse che l’inverosimile oggi è come prendere un caffè al bar e può toccare vertici ben più impensabili, tipo la supposta parentela fra Antonio Gramsci e Giorgia Meloni (non ci dormo la notte).
Comunque, fra Volkswagen e Renault colloqui “veramente a una fase iniziale” scrive Handelsblatt, quotidiano economico tedesco solitamente bene informato, che potrebbero anche non portare a nulla perché Volkswagen starebbe chiacchierando con più di un interlocutore.
Fine dell’inverosimile ma che, se mi trasferisco al bar, è un cucchiaino di zucchero nel caffè: i due gruppi stanno in effetti correndo come Stellantis per recuperare sull’auto elettrica dopo avere perso tempo su una data del calendario.
L’obiettivo è fare fronte comune alla concorrenza cinese in primis, tenendo sott’occhio quelle toste sudcoreane di Hyundai-Kia e giapponese di Toyota e Honda. Le chiacchere carolinge tra i due gruppi europei non si farebbero per una questione di volumi a beneficio delle economie di scala come una volta quando si andava a chili, ma a favore di batterie più economiche e di piattaforme software che funzionino in tempi non biblici. Cioè oggi e non dopodomani.
Volkswagen e Renault si parlerebbero non temendo gli americani: Gm tornerà in Europa senza punti di forza dopo averla abbandonata per perdite miliardarie mentre Ford è l’inverosimile alleato di Volkswagen. Ricordate? Santa alleanza sui commerciali (che si faranno) e sulle elettriche, qui però con presa staccata da Ford dopo solo due modelli in arrivo su piattaforma Meb tedesca e senza nemmeno aspettare il lancio delle novità. Meglio soli che male accompagnati (mi è arrivato un sussurro) dopo aver visto in faccia il primo software Volkswagen. Inverosimile da brivido, quasi come Gramsci-Meloni.
Volkswagen e Renault si parlerebbero proprio mentre al bar m’imbatto in una proposta gourmet da accompagnare al caffè. Il titolo mi fa saltare il cucchiaino di zucchero: “Stellantis o Volkswagen dovrebbero acquistare Renault? Smettetela di accumulare denaro”. Il report è di Bernstein e dà una certa dignità all’inverosimile. Vi si racconta con tanti numeri e bella dose di allegra provocazione: Renault ha una capitalizzazione di poco più di 10 miliardi? Beh, compratela invece di tenere lì tutto quel cash (oltre 50 miliardi per ognuno), mettendo mano – scrive Bernstein – oltre che a convenienze industriali alla “assurdità delle valutazioni dell’auto e nello stesso tempo alla necessità di allocare meglio il capitale”.
Ma ve lo immaginate un gruppo francese partecipato dallo stato francese combinato con un gruppo tedesco dove dentro ci sono il Land della Bassa Sassonia, la dinastia Porsche e un socio di nome Qatar, magari chiamando a capo Luca de Meo figliol prodigo di ritorno? Sembra un quadro di Goya: tipo, il sonno della ragione genera mostri.
Mi dico che è piuttosto inverosimile, ma oggi non ho nulla da fare e allora mi allungo sulla caffeomanzia. Rovescio la tazza e sul fondo mi appare quel che mi sembra una stronzata, di cui per altro avevo sentito parole in libertà nei mesi scorsi. Ma siccome all’inverosimile pare non ci sia limite (povero Gramsci) e Bernstein mi offre un passaggio gratis, la butto qui.
Insomma, dal fondo della tazzina: quando alla fine del 2025 andrebbe in scadenza il contratto di Carlos Tavares alla guida di Stellantis, de Meo potrebbe andare al suo posto e – sotto la regia dell’Eliseo – Stellantis si fonderebbe con Renault. Volkswagen si mangerebbe le mani, bruciata sul tempo nonostante gli illuminati consigli di celebri analisti.
Scriveva Baudelaire di Goya: “Nessuno più di lui ha osato nel senso dell’assurdo possibile”.
[…] Avevo scritto qui due mesi fa di un report di Bernstein, banca d’affari tedesca, che invitava Volkswagen o Stellantis a comprarsi Renault. Pas mal. […]