E Brexit sia. Mi trovo nel Regno Unito per #EvoqueBay2bay, un viaggio di 865 km alla scoperta dei luoghi simbolo della storia Land Rover, dal Galles, alla Scozia, attraverso l’Ovest dell’Inghilterra, con un solo pieno. In questi giorni di viaggio ho vissuto un paese spaccato su Brexit. Fuori dalle case, dalle aziende e dalle multinazionali, si potevano vedere cartelli o addirittura adesivi sulle auto, che invitavano a votare “Leave” or “Remain”, con i “Leave” spesso danneggiati o imbrattati.
Proprio alla vigilia del voto, il Primo Ministro inglese Cameron è andato in visita a Solihull, storico stabilimento Land Rover blindatissimo per l’occasione, dove veniva prodotta la Defender, definendo JLR una grande azienda che offre lavoro a migliaia di persone e che supporta il “Remain”.
Come vi abbiamo già raccontato su CarBlogger, l’auto inglese votava compatta “Remain” e in questi giorni ho assistito a diverse discussioni con l’automobile al centro. Da un lato, un dato di fatto, sbandierato dai sostenitori dell’Europa: il 75% della produzione automobilistica inglese viene esportato, il 50% verso l’Europa. L’abbandono dell’Unione europea causerà l’applicazione di un dazio sull’esportazione verso l’Unione delle vetture prodotte nel Regno Unito, al momento pari al 10%.
Dall’altro, chi puntava al “Leave” ribatteva con l’argomento manodopera. Le frontiere aperte con l’Europa causano una forte immigrazione che ruba lavoro agli inglesi. Oltre a Land Rover, un altro grande gruppo a favore del “Remain” era Nissan, che aveva invitato i lavoratori a votare per la permanenza nell’Unione Europea, precisando comunque che in caso di vittoria del “Leave”, il proprio impegno nel paese non sarebbe cambiato.
Uno dei primi risultati arrivati ieri sera verso mezzanotte ora locale, è stato quello della constituency del Sunderland, dove Nissan ha il suo maggiore stabilimento e la maggior parte dei lavoratori sono della zona. Nel Sunderland, il 61.2% ha votato “Leave” e lo stesso, con percentuali inferiori, è avvenuto nelle altre sezioni dove sono presenti grandi stabilimenti dell’auto.
Altro dato interessante è la divisone del voto per fasce di età. Il “Remain” ha vinto tra i giovani, fino ai 40 anni, mentre il “Leave” ha raggiunto punte altissime, tra gli over 60, che sono stati decisivi.
Il risveglio è stato amaro e i giornalisti inglesi ipotizzano quale futuro sarà per le fabbriche, soprattutto Mini e Rolls, con una componentistica che viene per larga parte dall’Europa. Mini potrebbe spostare parte della produzione in Austria dove già vengono prodotte Countryman e Paceman. Pare che i dirigenti Magna, l’azienda austriaca che produce Mini, siano euforici questa mattina.
In futuro potremmo avere una Mini meno inglese, “Less Union Jack, more EU flag”.
Le Mini sono tornate ad essere macchine interessanti da quando montano soltanto motori BMW. Se non fosse per gli europei tanto brutti e cattivi (ma diciamo tedeschi e basta) probabilmente non parleremmo più da un pezzo di Mini, Rolls e Bentley.
Ironia della sorte, gli indiani, popolo storicamente colonizzato e oppresso dai soldati di Sua Maestà, hanno salvato Jaguar e Land Rover.
Ma probabilmente agli inglesi che nemmeno lavorano più perchè già in pensione tutto ciò non interessa.