E-NV200, la Nissan ha presentato il suo secondo modello totalmente elettrico dopo la Leaf, sterzando questa volta verso il mondo del lavoro. Che è poi un modo di tornare sul luogo del delitto, perché proprio dalle sperimentazioni in questo settore è cominciata più o meno dieci anni fa l’avventura elettrica del colosso giapponese. Provando l’autonomia delle prime batterie su un percorso fisso proposto in via riservata alle Poste sulla base di uno studio Dassault-Renault.
Il modello si chiama e-NV200 (già esistente con motore tradizionale), rivisto nel design e nelle sospensioni per il maggior peso a causa del pacco batteria sotto il pianale. E’ un commerciale lungo 4 metri e 56 centimetri, derivato anche in abiti civili come monovolume cinque posti con porte scorrevoli e vano bagagli enorme con soglia bassa da terra (52 centimetri). Prezzi e caratteristiche sono qui elencati dal costruttore. Segnalo a parte il fatto che, rispetto a un diesel, viene dichiarata una riduzione dei costi di gestione del 40%.
L’autonomia sempre dichiarata è di 170 chilometri. Inutile stare a discutere se è poca etc etc: la valuti chi lavora in un ambito urbano dove percorre ogni giorno lo stesso tragitto. Vale per il prodotto della Nissan come per quelli dei concorrenti.
L’interesse di Carblogger.it in questo veicolo – che per altro in abiti civili e con motore tradizionale è in corsa per diventare il taxi di Londra al posto del Black Cab e a New York del Yellow Cab, segno della funzionalità del progetto – sta nell’ambizione di avere città un po’ meno inquinate. Vivo a Roma e ogni volta che un furgone scarica merci, mi viene da piangere quando vedo che troppo spesso il veicolo è vecchio e inquinante.
Sarebbe ora – soprattutto se una ripresina prendesse corpo anche in questo paese – che s’investisse su una mobilità più rispettosa dell’ambiente. Un commerciale, nel caso elettrico anche più rispettoso del lavoratore alla guida in quanto veicolo silenzioso, può essere un buon testimonial sia del marchio del trasportatore, sia delle merci trasportate e vendute.
L’alternativa, per me benvenuta, è una politica che imponga di cambiare uso e costumi con una legislazione più restrittiva in materia di emissioni e consumi, magari accompagnata da incentivi corretti. Come in California. E peccato che a Roma ci sia un sindaco dimezzato perfino dal suo stesso partito.
e la strada da intraprendere,solo italia quada caso e indietro su questi progetti fiat ,non gradisce ,del tutto gradisce vendete macchine a gpl,o metano .proprio questultime non anno rafforzzato le reti ,i rifornimenti.