Nei giorni scorsi si è svolta la conferenza GM per gli investitori. L’appuntamento è servito a delineare i progetti dell’industria americana. L’aspetto più interessante è il tema della guida autonoma: entro la fine del prossimo anno, delle Chevrolet Volt viaggeranno da sole all’interno del Warren Technical Center. Un test sperimentale che servirà anche per provare il “super cruise“, una sorta di guida semi-autonoma, attesa nel 2017 sulla Cadillac CT6.
Ma c’è molto altro. Il CEO Mary Barra si è presentata in un giubbetto di pelle molto rock e Mike Ableson, responsabile della strategia di prodotto GM, ha utilizzato la parola disruptors per indicare il cambio di mentalità in atto all’interno dell’industria americana, come se si fosse in Uber o ad Airbnb. E per questo hanno annunciato due programmi di car sharing, il Let’s Drive a New York (già attivo) e un altro previsto per il primo trimestre in un’altra città americana ancora da definire.
La strategia si aggiunge al servizio CarUnity di Opel con il quale i possessori di un’auto possono noleggiare tramite una app ad altri la propria vettura, quando non utilizzata (e non necessariamente deve essere una Opel). E ancora al test svolto in collaborazione con Google sul ride-sharing, che prevede l’offerta di passaggi a persone sullo stesso itinerario (come BlaBlaCar) a bordo di Chevrolet Spark elettriche.
L’industria americana poi continuerà a lavorare su elettrico, range extender (con la nuova Chevrolet Volt potrebbero arrivare anche i profitti di circa 3.500 dollari a unità venduta) e soprattutto sull’idrogeno, con il lancio sul mercato nel 2020 di auto a fuel cell sviluppata insieme a Honda.
Insomma, una spolverata di innovazione per rendere dinamica l’immagine di GM. E con la “strana” coppia Mary Barra (CEO) e Dan Ammann (presidente) a proporsi come nuovi leader in termini di innovazione. Tanto più se i due già parlano di risparmi totali per 5,5 miliardi di dollari nei prossimi 3 anni.
Una risposta neppure tanto indiretta a Sergio Marchionne e a quei fondi di investimento nel capitale GM che spingono a un merger FCA – GM proprio per la creazione di valore dalle sinergie industriali generate.
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