L’auto ha storicamente un grande peso nella campagna elettorale statunitense, più che mai da quando nel 2009 l’industria di Detroit – Gm e Chrysler, Ford fece da sola – sono state salvate dalla bancarotta grazie ai soldi dei contribuenti americani, oltre che dalla volontà politica del presidente Barack Obama. L’auto è così sempre più nell’urna e martedì 15 marzo tocca all’Ohio, dove si svolgeranno le primarie dei candidati alla Casa Bianca.
L’auto in Ohio ha un peso appena poco meno significativo di quanto lo ha nel Michigan, culla dell’automotive Usa. Vale complessivamente 850.000 posti di lavoro, fra occupazione e indiretta.Nel novembre del 2012 qui Obama si assicurò la rielezione ed è noto che nessun candidato repubblicano è mai riuscito a entrare alla Casa Bianca senza qui vincere.
Nelle primarie democratiche del Michigan, Bernie Sanders, il socialista del Vermont, ha battuto la settimana scorsa contro tutti i sondaggi Hillary Clinton, l’establishment di Washington (nella percezione pop che si ha di lei). La risposta del segretario di stato è stata qualcosa per noi europei incomprensibile: Clinton ha accusato il rivale di essere troppo di sinistra. Un tono che ricorda come i repubblicani accusarono nel 2009 Obama di essere socialista o addirittura comunista per aver salvato l’industria delle quattro ruote entrando con il governo federale nel consiglio di amministrazione della Gm. Un gesto temporaneo, come promesso e come è poi accaduto.
Per una audace proprietà transitiva, l’auto di Detroit è dunque ora di sinistra, troppo di sinistra – come sostiene a sua insaputa Clinton. O i lavoratori del settore ritengono Sanders un erede di Obama più credibile della Clinton? Parola all’Ohio, patria della Jeep di Marchionne: ma una Wrangler di Toledo è di destra o di sinistra?
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