Nuovi pezzi si aggiungono al puzzle denominato Apple Car. Come tutte le lucrose avventure intraprese dalla casa di Cupertino, questo progetto, denominato Titan (pare), è tenuto nascosto dai riflettori, ed i media devono accontentarsi di notizie frammentarie e periodiche. L’ultima “voce che gira” riguarda il rifiuto di BMW prima, e Daimler successivamente, ad assistere Apple nello sviluppo della sua vettura: secondo il quotidiano economico tedesco Handelsblatt, l’azienda bavarese avrebbe abbandonato il tavolo dei negoziati con i californiani addirittura lo scorso anno, proprio dopo una visita di alcuni dirigenti Apple alla fabbrica di Lipsia dove vengono assemblate la i3 e la i8, mentre il rifiuto del colosso di Stoccarda sarebbe più recente, dovuto ad una motivazione interessante.
Sembra che Apple voglia integrare profondamente l’iCar nel suo ecosistema, scelta logica che già contraddistingue tutti gli altri prodotti di Cupertino, ma che impedirebbe a Daimler di attingere a piene mani ai dati raccolti dalle future Apple Car: merce di grande interesse in un periodo come questo, dove l’informazione più che mai è denaro, ed ogni dispositivo o servizio raccoglie i dati degli utenti. Un parco macchine così potenzialmente vasto consentirebbe di raccogliere importanti dati relativi al comportamento dei loro proprietari, ricavandone idee per migliorare il prodotto e strategie di marketing per aumentare le vendite, due cose essenziali ora che i veicoli elettrici stanno entrando nella vita quotidiana di una percentuale sempre più maggiore di persone (basti pensare al recente lancio della Model 3), dove il know-how può fare la differenza tra l’erede elettrica della Model T, oppure un altro anonimo modello dimenticato sui polverosi scaffali della storia.
Proprio la storia ci mostra come Apple abbia spesso intrapreso alleanze per sviluppare prodotti. Due esempi? Con Sony per il Powerbook, con Motorola per il ROKR, che si potrebbe quasi definire “il primo iPhone”. Spesso queste imprese non finiscono bene per l’alleato di Cupertino, relegato al ruolo di semplice “contractor”, per essere poi abbandonato e dimenticato. Forse proprio questi precedenti hanno spaventato i due costruttori teutonici, che hanno preferito focalizzarsi sulle loro abilità, evitando di aiutare un potenziale competitor.
Intanto Apple continua per la sua strada: hanno appena assunto Chris Porritt, 15 anni da chief engineer di Aston Martin, seguiti da 3 anni a sviluppare telai e piattaforme per Tesla, la persona ideale per contribuire all’avanzamento del project Titan. Secondo la Frankfurt Allgemeine, tuttavia, il sogno teutonico di Apple non è del tutto tramontato: pare che nel centro di Berlino, proprio sotto il naso dell’industria automobilistica tedesca, abbiano assembrato una think-tank composta da una ventina di persone, reietti cacciati dai tradizionali costruttori, ma in possesso di quella componente “think different” tanto cara all’azienda californiana. Il loro obbiettivo sarebbe studiare potenziali alleati e competitor; già si vocifera di rapporti con l’austriaca Magna-Steyr, abituata a costruire vetture per terzi.
Di certo c’è solo che non vedremo alcun prodotto finito per almeno 3-4 anni: un lasso di tempo sufficiente ai player del settore per prepararsi ad affrontare questa nuova concorrenza, come sicuramente staranno già cercando di fare.
[…] sui primi smartphone Android anni fa. Oppure, se Apple riuscirà a trovare un degno partner (lavorare con loro è difficile, come avevamo scritto), un giorno forse vedremo una scattante roadster “Designed by Apple in California”. In fondo, […]