Di passaggio a Fiumicino, sfoglio distrattamente la Gazzetta dello Sport e mi capita sotto gli occhi l’intervista a doppia pagina di Pino Allievi a Marchionne, in cui discetta sui limiti tecnici all’origine del gap tra Ferrari e Mercedes, ed auspica uno svecchiamento della scuderia.

Forse la memoria mi tradisce, ma quando fece fuori Montezemolo disse che era troppo tempo che la Ferrari non vinceva più, e che era tempo di cambiare. Ora, è arcinoto che Marchionne in FCA prende tutte le decisioni: se hanno successo è merito suo, se sono errate è colpa degli altri. Ma stavolta un po’ di autocritica dovrebbe sfiorarlo, visto come sta andando il campionato (otto gare senza una vittoria).

La gestione di un team di Formula Uno è molto particolare: leadership, soldi, competenze tecniche e qualità dei piloti sono fattori chiave di successo, ma spesso ne intervengono altri, meno tangibili. Altrimenti non si spiegherebbe come ha fatto Briatore a vincere tre mondiali (nei giorni scorsi ha dichiarato “non si vincono i campionati con i proclami”), o la Toyota a non salire mai sul podio nonostante investimenti per centinaia di milioni di euro.

Nell’intervista, Marchionne se la prende con Raikkonen – che manco a dirlo non è stata una sua scelta- mentre esonera da ogni responsabilità Arrivabene, l’ex manager tatuato di Philip Morris (dove Marchionne siede nel board), accanito fumatore come lui, e da lui chiamato alla guida del team. E per la prima volta nicchia sulla possibilità di rimanere in Ferrari, di cui è un importante azionista, anche dopo il suo addio a FCA, previsto per il 2018.

Le ultime due domande riguardano due protagonisti del gruppo degli ultimi dieci anni, Wester e Giolito. Allievi chiede a Marchionne perché sono stati rimossi.

“Perché ora serve una macchina commerciale” è la risposta di Marchionne a proposito di Wester, che alla guida di Alfa Romeo e Maserati è stato rimpiazzato da Reid Bigland, il palestrato manager americano che finora ha venduto trucks e pick up in Canada e Stati Uniti. Con Arrivabene, Bigland condivide l’aspetto da macho, ed è come se Marchionne attribuisse alla loro postura virile un ruolo decisivo ai fini del raggiungimento dei risultati a breve (“servono risultati, il resto non conta”).

Roberto Giolito non ha un aspetto da macho (e nemmeno fuma), ma in compenso è uno dei designer italiani di maggior talento mai passati per Torino. Dalla sua matita sono nate la 500, berlina e cabrio, la 500L e la 500X, che in tempi difficili hanno consentito la sopravvivenza del marchio Fiat. In altre aziende godrebbe di riconoscenza profonda e sarebbe considerato un genio, ma alla fine dello scorso anno è stato mandato ad occuparsi dei furgoni Fiat Professional, oltre a gestire la sezione Heritage, vale a dire le collezioni di vetture storiche. La risposta di Marchionne ? “Cerchiamo di non minimizzare quello che sta facendo“.

Commenti
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    Concordo su tutto, però fossi in Giolito non andrei in giro a vantarmi di aver disegnato la 500L…

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    (faccio da tramite fp)

    Caro GiuTro,
    e perché mai? La 500L é la più venduta in Europa nella sua categoria, così come la nuova Panda, anch’essa nata dalla matita di Giolito. Grazie del commento, continua a seguirci LPQT

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    Ci tengo a precisare che nel mio commento di prima mi riferivo soltanto all’aspetto estetico, ovviamente sono gusti personali, ma io la ritengo davvero bruttarella. Ok che tra la concorrenza diretta non è che ci siano bellezze mozzafiato, quindi immagino che sia proprio un problema congenito, relativo alla tipologia del veicolo.

    Ad ogni modo, ho lettoaltrove che verrà tolto un turno di produzione nello stabilimento serbo in cui la 500L è assemblata (leggasi: licenziamenti in massa di operai) e se la cosa si conferma direi che tutto questo successo non c’è stato. Sicuramente nel suo segmento è la prima, ma quali erano gli effettivi target di FCA per questo modello?
    Perchè è chiaro che voleva venderla anche agli americani, ma da quelle parti l’hanno proprio snobbata alla grande.
    Ricordiamoci che anche la Ghibli fece il “botto”, eppure a Grugliasco è tornata la cassa da ottobre 2015 e da allora non ci sono stati miglioramenti veri e propri in tal senso.
    Qualcosa mi dice che con la Giulia accadrà lo stesso, perchè i target commerciali di FCA sono fantasiosi, a dir poco.

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    Beh, non posso che associarmi al commento sulla 500L, specie in versione XL. E aggiungo: sarà pure venduta, ma da non pochi utenti-clienti mi capita di sentire commenti a dir poco delusi su rapporto prezzo/qualità, posizione di guida, modularità di carico.
    Parlo di clienti Fiat almeno ventennali, non di acquirenti occasionali.
    Che poi Marchionne abbia potuto scaricare Wester e Giolito si spiega solo con la caduta di ogni freno inibitorio della sua smania di protagonismo. Che vediamo con Ferrari e Formula 1 a che lo sta conducendo…

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    (from Lepouquitousse) Meglio un design forse un po’ banale che si vende come quello della 500L che uno controverso che non si vende come quello della Multipla. La qualità Fiat è quella che è, e che è sempre stata.
    Detto questo, tecnicamente le vendite della 500L sono aiutate dal fatto che Fiat non ha più un prodotto competitivo nel segmento B (LPQT)

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    Più che scandaloso il comportamento con Giolitto che per me nel tratto ha sempre troppo in mente la multipla degli anni 90 ( anche se il flop x me non è la 500 L che trovo piacevole ma la punto evo) sono i dirigenti messi al suo posto un tedesco americano allo stile fiat alfa e un americano a sovraintendere a tutto lo stile. Ora non ricordo niente di indimenticabile negli ultimi 15 anni di chrysler jeep se non una riuscita grand cherooke e una simpatica renegade ma già in era fca. Sarà che poi il lavoro sui bozzetti lo fanno altri come fu x la maserati alfieri ( mi pare un giovane italo francese) ma mi sembra davvero che al dott marchionne piacciano gli yes man americani. Lo trovo poco simpatico per la storia del paese, tencone o manzoni sarebbero stati altrattanto competenti ma forse un po’ meno proni.

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