Da quando due anni fa disse che entro il 2022 Opel puntava a raggiungere la seconda posizione con l’8% di quota in Europa (incluse Russia e Turchia) ed un EBIT positivo del 5%, a Carblogger abbiamo preso in simpatia Karl-Thomas Neumann, CEO di Opel. L’abbiamo subito ribattezzato l’Astrofisico, perché la deadline del piano ci sembrava  un tantino lontana, e richiedeva capacità straordinarie di predizione per un settore, come quello automobilistico, dove i fattori esterni possono avere un enorme impatto sui conti.

In effetti, GM è già uscita lo scorso anno dalla Russia, un mercato su cui puntava molto, e proprio quando sembrava che Neumann stesse finalmente coronando il sogno di riportare in nero i conti di GM in Europa dopo 17 anni di perdite, ecco che gli capita la Brexit tra capo e collo. Che sfiga.

Noi con Neumann siamo solidali, e ne apprezziamo l’atteggiamento, sempre positivo, e l’abilità di sviluppare con risorse limitate prodotti che in Europa si vendono bene, come Corsa, Astra e Mokka, ed hanno consentito a GM di raggiungere un EBIT adjusted pari ad un centinaio di milioni di dollari nella prima metà dell’anno. Purtroppo per lui, se le condizioni post-referendum si protrarranno (come è probabile) nella seconda metà dell’anno, la svalutazione della sterlina (mai così in basso negli ultimi 30 anni) potrebbe avere un impatto negativo sui conti per 400 milioni di dollari, e vanificare gli sforzi fatti finora.

La dipendenza dei marchi Opel/Vauxhall dai mercati inglese e tedesco, che pesano per circa la metà delle loro vendite europee, in realtà è sempre stata un elemento di vulnerabilità per GM in Europa, da cui l’ambizione, per ora accantonata, di crescere in Russia. Anche prima della Brexit, la prodigiosa crescita del mercato inglese aveva subito un rallentamento, e nel mese di giugno si è registrato il primo calo (-0.8%) dopo oltre 50 mesi di aumento consecutivi.

In questo contesto, non sarà facile per Vauxhall aumentare i prezzi in Gran Bretagna, dove le vendite sono in calo (-6.7%) e la quota di mercato è scesa sotto il livello storico del 10%, mentre in Germania Opel già sta facendo il massimo, con vendite e quota in aumento rispetto al primo semestre del 2015.Di conseguenza, ci sono poche speranze che buone notizie vengano dalle revenues (volumi, prezzi, mix), e gli analisti non escludono una chiusura della fabbrica di Ellesmere Port, dove l’Astra viene assemblata da 37 anni con motori ed altri componenti che provengono dal continente. Se la repentina decisione di uscire dalla Russia conta qualcosa, potrebbero avere ragione.

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