Renault e Nissan costruiranno le prossime generazioni di Zoe e Leaf elettriche – attese per il 2018 –  sulla stessa piattaforma, ha detto Arnaud Deboeuf, top manager dell’alleanza parlando con Automotive News Europe all’inizio di dicembre. Il quotidiano giapponese Nikkei aggiunge oggi che la condivisione dei pianali di auto a batteria riguarderà nel futuro prossimo, entro il 2019, anche la neo controllata dell’alleanza, la Mitsubishi.

Ovvio. Infatti la notizia è una non notizia, anche se non una di quelle fake news che vanno tanto di moda. Perché Renault e Nissan, i primi costruttori del nostro millennio a credere nell’auto elettrica con il loro boss Carlos Ghosn a sbagliare le previsioni di mercato soltanto per eccesso di zelo, alla fine ci avranno messo quasi dieci anni per fare una cosa che avrebbero dovuto fare subito, da alleati sotto un unico comando: condividere per ridurre i costi.

La Renault presentò il concept della Zoe al salone di Francoforte nel 2009, mentre la Nissan Leaf fu commercializzata alla fine dell’anno seguente. Bruciarono i concorrenti, che ora inseguono: ma perché non usarono subito la stessa piattaforma?

Sull’elettrico, Renault e Nissan certamente hanno fatto errori madornali. E lo dico con dispiacere, perché un’auto elettrica dai costi minori forse avrebbe potuto trovare più facilmente la via del mercato. Un ingegnere Renault, del resto, mi raccontò più o meno tre anni fa di errori fatti in casa (evidentemente lui arrivò dopo…): l’ho scritto da qualche parte e non ritrovo più gli appunti, ma ricordo che mi parlò di standard mancati, a cominciare per esempio da attacchi diversi per le batterie della Kangoo, della Fluence, della Zoe. Insomma, non ci fu condivisione piena nemmeno sulla stessa prima gamma elettrica.

Eppure. In una estate parigina calda e semideserta del 2009, andai a trovare a Billancourt per una intervista Patrick Pélata, allora numero due di Renault dopo essere stato nominato capo dello sviluppo prodotto nel 1998, aver seguito Ghosn a Tokyo nel 1999 per il risanamento della Nissan e con lui tornato trionfalmente a Parigi nel 2005 quando il suo capo fu nominato imperatore dell’alleanza Renault-Nissan.

Trattandosi di una chiacchierata per un libro, Pélata mi raccontò tante cose con dettagli inediti. Come la genesi dell’auto elettrica in Nissan, per la quale iniziarono a lavorare sul dossier nel 2002 recuperando quanto il costruttore aveva cominciato a studiare sulla batterie al litio fin dal 1991. E l’emozione di un suo collega, una sera del 2004 a Tokyo, che entra nella sua stanza e gli dice: “Penso che dovresti cercare dei partner per costruire delle batterie, abbiamo la tecnologia giusta, rimosso tutti gli ostacoli e siamo pronti!”.

Alla Renault come alla Nissan, Pélata era una specie di ingegnere perfetto, successivamente sacrificato per salvare Ghosn da una storiaccia interna di spionaggio industriale, poi rivelatasi falsa. Dal 2012 vive, credo felicemente, in California. Non è stato il solo a sbagliare, lo tiro in ballo solo perché ne ho comunque gran stima. Ci lasciammo con la domanda sul perché Renault, Nissan e tutti gli altri costruttori fossero arrivati con tanto ritardo sull’auto elettrica, una necessità dei nostri tempi. Mi rispose così: “Resto convinto che l’auto elettrica arriva solo adesso per una questione di tecnologia. Non altro”.

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