Diciamoci la verità: chi avrebbe mai detto che la produzione di veicoli in Italia sarebbe tornata sopra quota 1 milione di pezzi l’anno, prima volta dal 2008?  Comunque lo si voglia giudicare, il dato appena diffuso dalla Fim-Cisl (1.011.036 per il 2019, +9% sul 2015 e più 70% sul 2013) offre ampia materia di riflessione. Anche perché non è solo quantitativo ma anche qualitativo: l’anno scorso circa il 60% della produzione automobilistica italiana è stata premium (Levante in 20.853 unità, Ghibli a Torino e 25.400 Giulia a Cassino) o semipremium (oltre 300.000 Jeep Renegade e 500X a Melfi).

In altri Paesi come ad esempio Usa, Messico, Germania, Francia, dove intorno alla produzione dell’auto si decide una parte importante della rispettiva politica economica, queste cifre scatenerebbero una bella discussione. In Italia no. Eppure i fatti parlano chiaro: un Paese che dava per scontato l’addio alla filiera dell’automotive (quante volte abbiamo letto che l’auto europea era tedesca) ora se la ritrova inaspettatamente in portafoglio. Tanto che proprio dall’automotive, Istat docet, arriva la massima spinta alla lieve crescita del Pil italiano sia nel 2015 che nel 2016. Con qualche effetto persino sull’occupazione con 6.000 nuovi assunti in tre anni di cui 400 – e in proporzione sono tantissimi – alla Ferrari.

Questi risultati non piovono dal cielo. Ma già sento lo scetticismo montare: tanto restiamo in fondo alla scala. Giustissimo. Persino l’Iran riesce a produrre più veicoli di quelli “made in Italy”. Restiamo sideralmente lontani dalla Germania e persino da quel Messico nel mirino di Trump che l’anno scorso dovrebbe essersi avvicinato a quota 4 milioni di vetture prodotte. Tuttavia una resurrezione resta una resurrezione. Tanto più se difficilissima e costosa, come quelle di carattere industriale. E non sottovaluterei neanche il trend dell’auto made in Italy specie se lo confrontiamo con quello di qualche vicino. Nel 2016 la Francia, che fino a qualche anno fa sfornava tre milioni di veicoli l’anno, dovrebbe stazionare intorno a quota 1,5 milioni. E anche il fenomeno produttivo della Gran Bretagna dopo la Brexit ha smesso di brillare.

Vedremo. Con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca si intravede una possibile guerra commerciale globale che rischia di ridefinire gli equilibri mondiali dell’auto già alle prese con gli sconvolgimenti tecnologici legati alla guida automatica. Sarà meglio iniziare a indossare l’elmetto, ma almeno il nostro piccolo esercito industriale ora non è disarmato.

Commenti
    Avatar autore

    Che il kattivissimo Marchioneoggetto degli strali incrociati confindustrial-fiommineschi… non sia così cattivo come lo dipingono???

    […] Da noi il governo Meloni parla di tornare ad assemblare un milione di veicoli “made in Italy”. Peccato che nel 2017 li raggiunse proprio quel Sergio Marchionne accusato di aver trasferito la Fiat in America, come notammo qui un po’ in solitudine. […]

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