A me lo spot dello Stelvio è piaciuto. Con una dose di arroganza che per una volta non disturba, “scandaloso” per un paio di colleghi che mi hanno telefonato (senza poi scriverlo), incipit rivelatorio del post di Lepouquitousse che lo usa per dire una grande verità: se si vuole sfondare nel premium, come intende fare l’Alfa Romeo, bisogna puntare prima sulla qualità, sulla tecnologia e poi, eventualmente, sulla guidabilità. Lo esige il mercato.
Caro Stelvio, in un’epoca in cui tutto si assomiglia al ribasso, condivido l’impostazione estremista che ti hanno dato. Dalla parte del torto, come recitava una fortunata campagna pubblicitaria di tanti anni fa di un giornale agli antipodi di qualsiasi Casa automobilistica.
Dalla parte del torto e dunque a ragione, qui scommettendo al buio sulla qualità che inevitabilmente devi avere, perché altrimenti sarebbe già game over. Ricordo che all’inizio della nuova avventura dell’Alfa, eravamo ai tempi dei “capannoni segreti” di Marchionne, un ingegnere lì per la Giulia mi disse più o meno queste parole: “Stiamo lavorando come non mai per riuscire in cose importanti, vedrai, anche se a volte dobbiamo ancora fare le nozze coi fichi secchi”.
Il tempo dirà presto la sua verità.
Caro Stelvio, puntare sui valori propri dell’Alfa in modo così provocatorio è l’opposto di quanto fece a suo tempo la Giulietta “anti-Golf” o – nella notte dei tempi – Fiat con la Stilo, lanciata come auto “tedesca” per qualità, salvo fallire subito l’obiettivo a causa di una elettronica di bordo disastrosa. Questo invece è un buon inizio.
Caro Stelvio, Fatti valere. Se non per Reid Bigland, palestrato capo del marchio con tuttavia una formazione umanistica (mai da sottovalutare), fallo almeno per la gente di Cassino. Loro ci contano.
[…] quello. Il riconoscimento agli occhi del pubblico di un lavoro, di quella qualità di cui parlavano Francesco e Lepouquitousse nei loro post qui su […]