Fra Abruzzo e Super Tuesday, ci mancava che l’Alfa Romeo finisse nell’urna insieme ai suoi prossimi piani di sviluppo. Un’Alfa Romeo né di destra né di sinistra, né rossa né blu, guidata però bene come un’antica Alfa a trazione posteriore da Jean-Philippe Imparato, navigato ceo francese di origine italiana con vaga postura alla Gerard Depardieu.

Che ha fatto Imparato? Convocati i media ad Arese, antica casa del popolo alfista, sciorina le nuove generazioni di Stelvio e Giulia dopo la prossima Milano ad aprile per cui vale la pena fremere un po’ (b-suv, elettrica, vabbè) e poi chiama una pausa come a teatro. Dice: dopo il 2026 abbiamo in pancia un nuovo grande suv elettrico che farebbe scintille soprattutto negli Usa e in Cina, eppoi una nuova Giulietta elettrica che sarebbe miele soprattutto in Europa e, se andasse giù come insieme a un Camembert, potrebbe essere declinata in varie forme di carrozzeria.

Per Alfa Romeo, Giulietta è nome mitico: la prima fu presentata giusto 70 anni fa al Salone di Torino del 1954, era quella fortissimamente voluta da Giuseppe Luraghi, di enorme successo. E insomma, se Imparato ne confermasse il ritorno entro la fine di quest’anno evocando quel Salone e quel modello, prenderebbe come si dice due piccioni con una fava.

A questo punto però Imparato infila l’Alfa Romeo nell’urna. Per il grande suv tipo “Ferrari Purosangue” (cit.), dice, Alfa Romeo deve aspettare il risultato delle elezioni americane. Se vince Trump, che fine fa il processo di mobilità elettrica accelerato da Biden? Stesso discorso per la Giulietta a batteria: se le elezioni europee di giugno cambiassero maggioranza a Bruxelles, ci sarebbe un rinvio del divieto di produrre motori termici dal 2035?

Alfa Romeo ha piattaforme multi-energia, dunque in Europa Imparato fa il suo lavoro a stare su due tavoli. E senza dimenticare il politically correct affermando di credere che comunque la marcia a zero emissioni non si fermerà né qui né oltreoceano (piano B, come Biden).

Però che tristezza appendere non alla politica, ma a questa politica un processo di innovazione che va ben oltre il destino di Alfa Romeo. A Trump, che è come se una meteorite stesse per scontrarsi con la Terra, a un centro destra europeo che dice sì al 2035 e forse ci ripensa e forse no, a una estrema destra europea negazionista su tutta la linea. Non è che dall’altra parte cambiano l’acqua ai fiori, però attenti a cosa mettete nell’urna, dall’Ohio il 19 marzo all’8 giugno a casa nostra. Perfino l‘Alfa Romeo ci guarda.

@fpatfpat

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