Più di un anno fa, il boss di Alfa Romeo Jean-Philippe Imparato mi disse a proposito dell’inedito B-suv elettrico (e non solo) del marchio: “Mica possiamo chiamare le nostre auto con tutti i nomi delle Alpi!”. Brennero kaput, come sui media era stata anticipatamente battezzata la prossima Alfa Romeo sulla troppo facile scia di Tonale e Stelvio.
Imparato – uno che naviga con disinvoltura nella comunicazione – oggi butta l’osso ai social e dice: dateci voi un nome. Il giochino non è nuovo nell’industria delle quattro ruote, nemmeno in Alfa Romeo. Ma è un modo per moltiplicare attenzione e attesa a costo zero, dopo aver speso chissà quanti soldi con le società di naming che fanno questo mestiere dietro onerosi compensi.
In un altro mondo, al Salone di Ginevra del 1966 Alfa Romeo sostituì i social con cartoline chiedendo un nome per la bella Spider 1600 portata sulle rive del lago. Arrivarono 140.501 proposte, tra le quali l’insuperabile Sveltona, e quattro volte Duetto, che fu scelto. Ma il copyright di un prodotto di un’azienda dolciaria costrinse i dirigenti di Alfa Romeo a consegnare Duetto soltanto alla storia e alla popolarità, come avvenne nel 1936 per Fiat Topolino, mai utilizzato per tutt’altre ragioni, quanto rimasto nei nostri cuori.
“Perché i nomi delle auto elettriche sono così brutti?” ha titolato Bloomberg in contemporanea con l’idea dei social di Alfa Romeo, qualche giorno fa. Un pezzo divertente e un po’ anche da vecchi perché celebrava le gloriose Corvette, 911 o Corolla dopo aver sparato sulla crocerossa di Toyota bZ4X, Honda e:NY1 e infierendo sulla saga ID di Volkswagen, e-tron di Audi, EQ di Mercedes: “Nessuno vuol guidare un’insalata di alfabeto”.
Sicuro che Imparato – non nato così (come si dice dei presuntuosi) ma che la sa lunga – lo avrà letto per imbracciare subito dopo il machete sulle proposte social e intanto chiedere sconti alla società di naming in vista della fattura da presentare al frugale Carlos Tavares. Gli consiglierei di leggere prima – nel francese lingua madre di entrambi – Albert Camus per Alfa Romeo (qualcuno mi perdonerà per l’accostamento): “Nominare male le cose è partecipare all’infelicità del mondo”.