Da neo presidente di Francia, Macron ha cominciato a governare e a prendere una decisione dopo l’altra. E la sua liason con Brigitte – finisco anch’io in questa storia, ma come non cadere in tentazione? – fa pensare che Macron sarà piuttosto determinato nelle sue scelte. In politica, lo vedremo presto. Sapendo che è un ex banchiere e che ha vinto al centro.

Scendendo di livello e lasciando a Brigitte quel che è di Brigitte, Macron ha tuttavia cominciato con uno sgarbo la sua relazione con l’industria dell’auto, argomento di cui questo blog essenzialmente si occupa.

Perché? Il neo presidente ha fatto tutta la campagna elettorale a bordo di una Renault Espace per poi tradire il costruttore sulla soglia dell’Eliseo e scegliere enfin come auto presidenziale addirittura un suv, la DS7 Crossback del costruttore rivale, il gruppo Psa (Peugeot Citroen).

Uno spot fantastico sugli Champs Elysées per il marchio del lusso alla francese, che in questo momento non se la passa tanto bene.

Il marchio DS è stato reso autonomo tre anni fa, resuscitato sulle ceneri del nome della più celebre Citroen di tutti i tempi, la DS (dea, déesse) nata nel 1955. Un’auto che ha fatto sognare generazioni di appassionati e che nel 1962  ha pure salvato la vita al generale e presidente De Gaulle: le sospensioni idrauliche permisero alla DS di tirare dritto nonostante due gomme a terra, colpite da raffiche di mitra in un attentato.

Macron ha dunque scelto per l’Eliseo la DS7 Crossback, un tipo di carrozzeria per altro alla moda. Chi glielo dice a Ghosn, il patron di Renault? Senza dimenticare le scintille tra i due, quando Macron era soltanto ministro dell’economia?

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