La Cina di Xi Jinping fa sempre più impressione. Limitandoci al solo settore automobilistico, la Cina è già oggi primo Paese al mondo per vendita di veicoli, primo Paese al mondo per vendita di veicoli elettrici ed elettrificati. Entro il 2030 vuole prendersi – sempre dagli Stati Uniti – la leadership dell’industria dell’intelligenza artificiale che sarà il cuore dell’auto a guida autonoma, un “mostro” da 150 miliardi di dollari. E qualcuno prevede che tutto accadrà prima di quella data. (Aggiungo ora questa nota di Venture Beat, sono in linea).

La Cina, come ha notato Monica in questo post su Carblogger.it, è protagonista in questi giorni al Salone di Ginevra, dove è presente sia direttamente che indirettamente con prodotti propri e finanziati, oltre che al volante di gruppi come Volvo. Aggiungo che in questo momento i cinesi portano un mucchio di soldi in Piemonte, luogo sacro e decaduto dell’automobilismo mondiale, basta guardare a cosa sta succedendo a casa Giugiaro, a Icona, a Idea con Lvchi, o a Pininfarina per interposti (e competitor) indiani di Mahindra, eccezione che conferma la regola.

In Cina, il presidente Xi Jinping si è appena eternizzato, facendo abolire il limite di due mandati e contando di rimanere almeno fino al 2028. Ed è proprio nel prossimo decennio che l’auto cambierà davvero funzione e forma, in coincidenza con la promessa di Xi di massima modernizzazione entro il 2025 dell’ex Impero di Mezzo. Un “grande balzo in avanti”, per restare sulla scia di Mao. Sono segnali forti, che fanno a pugni con quelli deboli di un Donald Trump che chissà se e come arriverà (forse) al 2020.

E se anche fosse, non potrà mai essere lui a fare scendere la Cina dal posto guida. Automobilisticamente parlando, per restare qui modesti, è con tutto ciò che dovremo misurarci noi occidentali negli anni a venire.

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