Marchionne ha dimostrato di essere più americano di Trump e del suo America first. Perché è stato il primo dei tre costruttori di Detroit a riconvertire negli Stati Uniti le fabbriche soltanto a suv e a truck, eliminando berline che non riusciva a vendere (ne scrisse Diodato Pirone qui su Carblogger.it più di due anni fa). Ora viene rincorso.

Una scelta con la quale Fca ha pure aumentato i margini, che potrebbero essere presto superiori in Nordamerica a quelli di Gm e Ford, ha detto il manager italiano l’altro giorno con tono di sfida presentando la trimestrale. Se non ci riuscisse lui entro la fine del mandato nel 2018, ha aggiunto, “la macchina è pronta a farlo”.

Gm e Ford stanno meglio di Fca sul piano mondiale, se non altro perché solo Marchionne è alla ricerca di un partner, e infatti il suo primo obiettivo è l’azzeramento del debito..

Ma detto questo, già dalla fine del 2017 le quattro fabbriche statunitensi di Marchionne producono solo suv e truck, dal 2010 la quasi totalità degli utili del gruppo Fca arrivano dal mercato nordamericano.  Jim Hackett, ceo di Ford, ha annunciato che farà la stessa cosa entro un paio di anni, lasciando sulle linee soltanto la Mustang nata da un’idea geniale di Lee Iacocca, auto testimonial yankee del tempo che fu, e la nuova generazione di Focus in versione Active, cioè quella vestita da crossover e rialzata da terra. L’analisi dei dati del mercato Usa di aprile dicono che così, in effetti, va il mondo.

Gm, invece, prende tempo. Certo, nel 2017 ha venduto un milione di berline negli Usa. Ma in realtà conferma di essere il più lento – essendo anche il più grande – dei tre costruttori di Detroit. Il meno agile quando bisogna cambiare, se questa è la strada giusta.

Gm è guidata con mano ferma dal ceo Mary Barra, che nata e cresciuta lì dentro è forse però la persona meno indicata a sterzare bruscamente, come sembrano chiedere i nuovi tempi e i cambiamenti nel business sempre più rapidi. Mentre Hackett è entrato in corsa solo nel maggio dell’anno scorso. Marchionne, indubbiamente, li ha “bruciati”.

Sergio aveva ricevuto un sonoro no da Mary per una fusione d Fca con Gm. Ora la riconversione accelerata delle fabbriche e la sfida sui margini – nel primo trimestre 2018 in Nordamerica all’8% per Gm, al 7,8% per Ford e al 7,4% per Fca – sembrano piatti da servire freddi. Come una vendetta.

Commenti
Lascia un commento