Dall’intreccio fra la presentazione del nuovo piano Fiat Chrysler e il contemporaneo decollo del nuovo governo Di Maio-Salvini è nato un siparietto interessante. Marchionne, in risposta alla domanda se intendesse incontrare o meno il neo ministro dello Sviluppo e leader del M5S Di Maio, ha risposto così: “So che Di Maio è di Pomigliano e lì noi abbiamo uno stabilimento di grandissime dimensioni con migliaia di occupati”. E poi ha aggiunto, sornione: “Nei prossimi giorni devo viaggiare molto ma mi è capitato di vedere Di Maio recarsi al Quirinale con una Renault che non mi risulta di nostra produzione”.

Per la cronaca, l’anno scorso dalla Fiat di Pomigliano sono uscite 207.000 Panda. Modello che fino al 2012 veniva prodotto in Polonia e che fu riportato in Italia per riaprire la fabbrica campana con una operazione di re-shoring costata 800 milioni di euro sulla quale, tanto per attualizzare il tema, Trump, se avesse avuto incarichi di governo in Italia, avrebbe twittato per sei mesi consecutivi.

La frecciata a Di Maio lanciata del manager più mondialista del panoramico economico italiano non andrebbe sottovalutata. Sono parole rivolte a un governo che fa del rapporto col popolo e dunque con i lavoratori e del sovranismo e dunque anche della “difesa delle produzioni made in Italy” il proprio mantra. Quindi è difficile capire perché un importante esponente politico di un territorio con gravi difficoltà economiche non utilizzi  in pubblico uno dei prodotti di eccellenza del suo territorio.

Misteri della politica italiana. In tutto il mondo i governanti – non solo sovranisti –  usano auto prodotte nella nazione che governano. La Panda obiettivamente non è adatta alla mission di auto di rappresenza. E forse, sul versante opposto e per ragioni di sobrietà, neanche le lussuose Maserati. Ma in Italia si producono anche Giulia e Giulietta Alfa Romeo che non sfigurerebbero nella mission.

Per questo forse sarebbe opportuno che il governo Di Maio-Salvini, se non altro per sottolineare la propria coerenza sovranista, per il proprio garage adotti uno slogan elettorale vecchio ma lanciato da chi di simbologia e marketing si intende: più Giuliette per tutti.

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