Ils sont fous ces français a dare un italiano (o a un Rital, come aveva anticipato Denis Rameau qui su Carblogger) le chiavi dell’azienda automobilistica simbolo di Francia! Scherzo, ma ora che Luca de Meo ce l’ha fatta – amministratore delegato del gruppo Renault in carica solo dal prossimo 1 luglio perché ai tedeschi del gruppo Volkswagen non è andata giù che li mollasse – posso raccontare una cosa che mi ha stupito nelle scorse settimane, quando la sua nomina era “pending”.

Non poche persone di questo mondo mi hanno detto o scritto: ma chi glielo fa fare a Luca de Meo di andare alla Renault con i casini che trova, a cominciare da Nissan? Lascia perdere, laisse tomber avrebbe suggerito più di uno.

Follia. A 53 anni, li compirà in giugno, Luca de Meo diventerà il più giovane amministratore delegato dei primi cinque gruppi mondiali dell’auto, cogliendo l’occasione della vita. Che, come è noto, non è mai in discesa.

“Sto bene dove sto”, rispondeva nel marzo di due anni fa all’assemblea della Seat a chi gli chiedeva se partecipasse alla gara di successione di Sergio Marchionne, che nessuno sapeva sarebbe scomparso drammaticamente da lì a poco. Stessa risposta dava mesi fa (off the record) su Renault, dove le convulsioni iniziate con l’arresto di Carlos Ghosn nel novembre del 2018 non sono mai finite.

A queste Luca de Meo deve innanzitutto mettere mano, oltre che a un cahier di cui ho scritto per l’Automobile, punti deboli compresi. Continuando a essere un sapiente (e riservato) comunicatore, qualità cruciale oggi in un ceo.

Luca de Meo è poi uno che mi ha sempre dato l’impressione di saper ben distinguere fra dirigere e comandare. Segno di controllo, può fare la differenza quando si sale così in alto. Ed è uno con le idee più che chiare fin da quando l’ho conosciuto, dandogli ahimè una specie di laisse tomber proprio all’inizio della sua carriera (ma senza alcun effetto, come si vede).

Era la fine del 2004. Un giorno la Lancia chiama un gruppetto di giornalisti a Torino per una presentazione statica di un nuovo modello dove incontro per la prima volta Luca de Meo, direttore marketing, e Fabrizio Longo, direttore generale del marchio. Eravamo tutti più giovani ma Luca era proprio un ragazzo. Insieme a Fabrizio (oggi a capo di Audi Italia) fa una presentazione inconcepibile per la Fiat sabauda di allora: brillante, asimmetrica, fuori dai canoni, una cosa mai vista.

Alla fine gli dico: “Guarda che così non duri…” e giù a ridere insieme. Non sapevo ancora fino a che punto Marchionne, al comando da giugno, stava rivoltando l’azienda, né che Luca sarebbe diventato uno dei suoi tre prediletti. Infatti Sergio non gli perdonerà mai la fuga a Wolfsburg. Altro che laisse tomber.

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