Chi non andrebbe a lavorare alla Ferrari? Ho un amico, in realtà, che disse no un giorno a Maranello per una posizione importante, dandomi delle motivazioni private che a me apparvero più che nobili. Ma il tempo passa in fretta e oggi alla Ferrari, dopo l’uscita assolutamente a sorpresa per motivi personali di Louis Camilleri, cercano un amministratore delegato. Cioè, la testa di un’azienda che vive di riflettori e di borsa.

Ebbene, a quasi due mesi dall’addio di Camilleri, continua a non succedere nulla. Come se non ci fosse la fila fuori per guidare il marchio più celebre del mondo, stando almeno alle classifiche del genere.

John Elkann, presidente di Ferrari oltre che di Stellantis, mantiene l’interim di ad a Maranello. Ma non si può tenere il piede in due volanti senza rischiare di fare danni.

Si è visto alla presentazione dei risultati 2020, niente male in tempi cupi. Dopo aver detto che prenderà altro “tempo necessario” per “trovare il migliore ad possibile” (e ci mancherebbe che ne trovasse uno così così), la borsa non ha gradito: titolo giù del 3% nonostante risultati superiori alle aspettative. Perché i mercati non sopportano le incertezze di governance, come al solito.

Nell’estate del 2018 dopo l’improvvisa scomparsa di Sergio Marchionne,  JE scelse Camilleri come ad, manager da tutti definito un drago della finanza e che, visti i conti, ha fatto bene. Anche se alla presentazione con gli analisti della sua prima trimestrale (risultati coi fiocchi) definì “aspirational” gli obiettivi Ferrari del predecessore e il titolo andò a picco. Marchionne l’avrebbe licenziato, mi telefonò trafelato un amico, mentre sbalordivo di fronte a un -12% poi chiuso -8,3%.

Camilleri ed Elkann non sono quel che si dice gente di prodotto, profilo che forse più servirebbe adesso alla Ferrari nel momento in cui l’intera industria dell’auto è in profonda trasformazione e a Maranello è in rampa di lancio Purosangue, addirittura un suv (o un fuv come lo chiamano lì per distinguersi), più una elettrica entro il decennio, enfin. Oppure no, magari servirebbe un manager del lusso che venda prima sogni: alla fine del 2019 la presentazione della Ferrari Roma ha segnato a mio parere l’avvio di un cambio di stagione nella comunicazione.

Lenin, rosso come Maranello, direbbe: che fare? Di sicuro di questi tempi andrebbe di lusso avere un manager con una marcia in più, senza dimenticare i grossi guai della scuderia in F1 per i quali, però, temo che chiunque oggi potrebbe fare poco: i tempi di sviluppo per ribaltare una situazione di palese inferiorità rispetto al team vincente Mercedes sono lunghi, chissà se la stagione di un intero mondiale, per cui ci sarà ancora da soffrire per i fan.

Insomma, al Quirinale direbbero che alla Ferrari servirebbe un Draghi. Forse: e lo voterebbe JE? Personalmente, se proprio penso al candidato ideale al posto di Camilleri, mi viene in mente uno che non si può nemmeno dire, Lapo Elkann. Molti dei nomi in giro sembrano essere stati bruciati come fiammiferi. La luna e i falò, per buttarla in letteratura. E fare finta che vada bene così.

@fpatfpat

 

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