Sì, devo aver preso un colpo di sole pure sotto l’ombrellone. Non può essere altrimenti, mi dico, leggendo a 37 gradi o su di lì i risultati di Stellantis del primo semestre. Possibile che il gruppo abbia raggiunto un margine del 14,1%? Metto da parte un Paul Auster che in qualche modo sembra avvertirmi di quel che sta accadendo nell’industria dell’auto odierna (“fino a quando la storia continua, la realtà non esiste più”) e rileggo i dati record presentati dal ceo Tavares.
Ebbene sì, questo margine del 14,1% di Stellantis (roba da marchi di lusso tedeschi quando la tv era in bianco e nero) è fatto dall’iperuranico 18,1% del Nordamerica, dal 13,9% del Sudamerica, dal 13,4 di Asia Pacifico Cina e da un più che dignitoso 10,4% dell’Europa allargata. Un’area che fino all’era pre-Covid era un pianto disperato come quello del bimbo tre ombrelloni più in là.
Mi aggiusto allora sotto il tettuccio del lettino, sbircio i risultati semestrali dei principali concorrenti di Stellantis e sono costretto a farmene una ragione.
Il gruppo Volkswagen ha chiuso con margini del 10%, hit compreso di Lamborghini a 31,9% e di Bentley a 23,3%. Per Stellantis, è Maserati a tirare sul lusso, ma va ancora piano al 6,6%. E mentre medito sul 7,3% del solo marchio Volkswagen (non è certo per questo che è stato cacciato il ceo del gruppo Diess) finisco sul gruppo Renault, dove si stappa champagne ghiacciato al 4,7%. Perché nel 2021 era al 2,1% e la Russia di Putin ha appena scippato AvtoVaz al ceo de Meo.
Mi arrendo, fa troppo caldo per ragionare meglio. Lo so che non è tutto oro ciò che luccica ma certo è che l’America di Stellantis è l’America trovata da Tavares, l’eredità migliore di Marchionne. E’ la stessa America dove sta impazzando il dibattito se sia più pericolosa l’inflazione o una nuova recessione (la Fed punta a stroncare la prima a colpi di rialzo dei tassi, a costo di frenare la crescita). Rischio comunque torrido.
Già, che succederà domani sul mercato più bello del mondo di Stellantis? I risultati stellari del primo semestre “mettono il breakeven al 40% dei ricavi”, scrive Reuters, per cui, sostiene un molto bullish Tavares, “so we can bear any event, including a recession”.
Mi squaglio. Riprendo Paul Auster o faccio un bagno? La seconda.