Sergio Marchionne, durante la presentazione della prima trimestrale del 2017 di Fiat Chrysler, si è lasciato sfuggire una risposta sorprendente. Ha replicato con un secco “yes” ad un analista che voleva sapere se Jeep e Ram potessero stare in piedi da sole, ovvero se fosse ipotizzabile uno spin off dei due marchi dal resto del firmamento Fca.
Lo “yes” di Marchionne è suonato come uno schiocco. Nessun’altra parola è stata aggiunta dal manager e l’analista – evidentemente soddisfatto per aver ottenuto un osso già abbastanza ghiotto – si è ben guardato dall’insistere.
Ma davvero Marchionne separerà Jeep da Fca? I tweet dei giornalisti americani che lo seguono da anni sono increduli e canzonatori: “Che resterebbe di Fca senza Jeep e Ram?“.
Hanno ragione. L’ipotesi di uno spin off di Jeep appare irragionevole rispetto a quelli di Fiat Industrial-Cnh e poi di Ferrari. Operazioni brillanti, che hanno assicurato un gigantesco aumento di valore alla controllante Exor poiché le due società oggi valgono in borsa 12/13 miliardi ciascuna che vanno aggiunti ai 15 odierni di Fca che 10 anni fa, come Fiat, valeva solo 5 miliardi tenendo tutto in pancia.
Ma entrambi quegli spin off furono varati solo quando il comparto auto di Fiat dimostrò di poter camminare sulle proprie gambe. Prima senza lo storico aiuto dei molto più profittevoli camion e trattori. Poi quando il Lingotto poté tirar fuori dai sotterranei le azioni Ferrari che erano il gioiello della corona in pegno implicito a fronte del castello dei debiti.
Insomma due spin off intesi come operazioni finanziarie da manuale, ma tutt’altro che spregiudicati. E collocati ben dentro il rafforzamento della rete industriale e commerciale del cuore dell’impero: l’auto. Tant’è che sia Cnh che Ferrari hanno versato fior di miliardi nelle casse Fca al momento dell’addio.
Ma spacchettare i vari marchi Fca avrebbe un senso industriale? No. Jeep – tanto per dirne una – oggi usa piattaforme Fiat e userà la Giorgio dell’Alfa. Invece Marchionne ha pronunciato uno “yes”. Certo, è solo una parola, anzi una chiacchiera. Certo, potrebbe trattarsi di una sceneggiata destinata ad attirare attenzione sul titolo. O forse c’è qualcosa di consistente?
Marchionne agli analisti ha ribadito gli ultra-ambiziosi obiettivi per il 2018 che prevedono l’azzeramento del debito e la formazione a fine anno di un gruzzolo di 5 miliardi. Come farà? Nessun analista gli dà un soldo bucato di credito. Eppure quello “yes” meriterebbe un supplemento di riflessione. Che sia un indizio?
Ovviamente un protezionista fatto e finito come Trump sarebbe felicissimo che un’istituzione dell’automobilismo americano come Jeep diventi l’ennesimo bancomat finanziario di un italiano con residenza fiscale in Svizzera e doppio passaporto canadese.
Forse qualcuno dovrebbe ricordare al maglionato che i tempi di Obama e Renzi sono finiti.