Sul nuovo capo della Ferrari i giornali hanno preso un grosso abbaglio. Non è vero infatti che strappando Benedetto Vigna alla StMicroelectronics per affidargli la guida della più prestigiosa impresa del Paese, John Elkann si sia affidato a un tecnologo, a un fisico nucleare magari geniale ma un po’ fuori dalle cose dell’industria.
Vigna è di tutt’altra pasta e presto ce ne accorgeremo.
Ho avuto modo di conoscerlo essendo fra i pochi giornalisti italiani che hanno visitato le fabbriche della StMicroelectronics, il gigante dei semiconduttori a maggioranza pubblica (è controllato dal Tesoro italiano e da quello francese che se ne dividono la guida con grande soddisfazione) che ha circa 50.000 dipendenti nel mondo.
Anni fa mi riuscì di farlo intervistare sul Messaggero nell’ambito di una inchiesta sulle figure di italiani che avevano un’idea del futuro.
Ne emerse un personaggio già ben diverso dal “semplice” esperto di tecnologie. O meglio si “scoprì” che era a capo di una task-force di alcune centinaia di tecnici che avevano inventato il Mems, un micro-chip in grado di misurare i movimenti delle persone ma che soprattutto era riuscito a venderne a milioni ai giapponesi della Nintendo a due dollari a pezzo.
Ecco come Vigna si raccontava. “Il traguardo l’abbiamo raggiunto grazie a tre punti. Uno di questi è l’agilità. Dote che richiedo a tutti i miei collaboratori. Saper applicare la propria visione alle esigenze dell’industria e del mercato. Un’invenzione va prodotta e venduta. Abbiamo creato un business da un miliardo di dollari. Ma questi risultati sono arrivati dopo anni di fallimenti. Ed ecco il secondo punto: la perseveranza. Il team si è autoselezionato così. Poi, fondamentale è poter contare su una solida struttura produttiva”.
Vigna incarna un pezzo d’Italia che la maggior parte degli italiani pensa non esista più. Viene da un piccolissimo e bellissimo paese della Basilicata, Pietrapertosa, da dove è emigrato giovanissimo. E dell’Italia in quell’intervista pensava questo: “E’ innegabile che, fuori di qui, c’è un ritmo che noi non abbiamo. Rispetto all’Asia siamo molto indietro. Taiwan o la Cina hanno ritmi di vita e una reattività che aveva l’Italia degli anni ’60. Quando passo da Taiwan a Milano, è come quando da Milano arrivo a Pietrapertosa. In Italia abbiamo isole di efficienza, manca però un sistema nervoso che riesca a indirizzare le varie eccellenze verso un obiettivo comune”.
A me, fatalmente, ricorda qualcuno. E a voi?
[…] uno che sa tutto dal nucleare al videogame, di solida formazione e interessante per quel che dice (come potete leggere qui su Carblogger.it). Vedremo se avrà margini di manovra per parlare anche di magia, come dovrebbe essere in quella […]