“Nell’ambiente dei costruttori d’auto questa suonerà come una bestemmia – ha esordito Sergio Marchionne di fronte alla platea degli investitori americani nell’economia italiana – ma al momento l’unica sorpresa positiva che possiamo augurarci dai mercati mondiali è l’Europa“.
L’ad di FCA ama stupire ma il suo ragionamento espresso qualche giorno fa qui nella sede newyorchese di Bloomberg, una volta articolato, ha il pieno merito di essere preso in considerazione.
L’area NAFTA secondo Marchionne, è completamente satura al momento. La ripresa nel Nord America è stata robusta, ma ormai le vendite viaggiano non lontano dalla soglia del massimo storico, e un’ulteriore espansione sembra poco probabile.
L’America del Sud è tornata ad essere il figlio adolescente dell’industria: capriccioso e imprevedibile, e comunque capace, come sta facendo, di interrompere il corso positivo degli ultimi anni per buttarsi di nuovo in una corsa cieca verso precipizio. La Cina è il gigante che conosciamo ma anch’essa è avviata oramai alla stabilizzazione del passo di crescita. Una crescita ancora prorompente se paragonata agli standard mondiali, ma comunque in difetto rispetto a qualche anno fa. In questo quadro l’Europa, reduce da sei anni e mezzo di inferno, secondo Marchionne approderebbe ora in purgatorio.
In questa visione confessionale del mercato che non avrei sospettato dall’iconoclasta manager italo canadese, è proprio la bistrattata Europa ad avere delle vere prospettive di crescita per il mercato dell’auto.
Sarà questo il momento propizio per veder arrivare in Italia gli investimenti necessari per rilanciare l’Alfa e trasformare gli impianti Alfa e Maserati nei famosi ‘hub per l’export’ promessi la scorsa primavera a Parigi?