E’ ufficiale. L’Alfa Romeo Stelvio verrà presentata al Salone di Los Angeles il 15 novembre e sarà nelle concessionarie entro il febbraio del 2017. Il nome non è stato ancora formalmente confermato, ma era stato annunciato dallo stesso Marchionne lo scorso febbraio nel corso di una visita allo stabilimento di Cassino, dove lo Stelvio verrà prodotto insieme alla Giulia, con la quale condivide piattaforma, meccanica e propulsori.

La storia dell’automobile è piena di aneddoti più o meno noti e interessanti che riguardano i nomi delle auto e le dispute che li hanno riguardati. Mi viene in mente il caso della Fiat Panda al Salone di Ginevra del 2003: avrebbe dovuto chiamarsi Gingo, se non fosse stato per la Twingo. Allo stand della Fiat era tutto pronto per il “reveal”, ma i francesi di Renault non vollero sentire ragioni, e alla fine i vertici del Lingotto furono costretti a un clamoroso quanto intelligente dietrofront, e fu mantenuto il nome Panda.

Spero fortemente che lo stesso accada per Stelvio. Un nome può piacere o non piacere; a me non sembra avere una connotazione aspirazionale né mi sembra adeguato per una serie di ragioni strategiche che proverò brevemente a spiegare per stimolare una discussione.

Lo Stelvio rappresenta l’ingresso Alfa Romeo nel segmento dei suv, un territorio da cui i marchi a vocazione sportiva fino a qualche tempo fa si erano tenuti lontani, ma che prima di Alfa è stato “profanato” da Porsche e Jaguar. Allo Stelvio dovrebbero seguire altri due suv, uno di dimensioni più compatte, ed uno più sportivo che farà concorrenza a Bmw X4 e Mercedes GLC Coupé: al momento di deciderne il nome, difficilmente Stelvio rappresenterà, come invece dovrebbe, un punto di riferimento e un elemento su cui capitalizzare.

Essendo il più famoso passo di montagna in Europa, Stelvio è un nome noto in ambito motociclistico e ciclistico, tant’è che già esistono in commercio una moto e una bicicletta con lo stesso nome, prodotte rispettivamente da Moto Guzzi e da Bottecchia. Ma non si capisce il senso in un contesto automobilistico, tanto più che il nuovo suv Alfa sarà disponibile anche con la trazione posteriore, e di fatto sarà posizionato come un crossover al fine di abbracciare un bacino di clienti più ampio rispetto a quelli dei fuoristrada tradizionali.

A sentire Marchionne, gli Stati Uniti saranno un mercato cruciale per il nuovo Stelvio, senza dimenticare che il nuovo responsabile del brand Alfa, Reid Bigland, è americano. Il nome Stelvio tuttavia non sembra evocare in lingua inglese alcun suono particolare, se non una certa assonanza con ‘Silvio’, con cui non crediamo si voglia intenzionalmente cercare un’affinità. A meno che non si pensi ad un’altra campagna di lancio come quella in cui la 500 si trasformava in una 500X per effetto di una pastiglia di viagra.

Commenti
    Avatar autore

    Il caso AlfaSud non ha insegnato nulla alle grandi menti del marketing FCA.
    Soltanto che, nonostante tutto, le Alfasud si vendevano. Invece un SUV da almeno 40 sacchi non so che numeri possa fare.
    Il bello è che appare più certo un seguito di altri suv, grandi o piccoli che siano, piuttosto che altre tipologie di vetture più congeniali e appropriate alla storia Alfa, che so, una coupè, una spider… mah!
    Considerando che Bigland si è fatto conoscere dalle sue parti vendendo appunto Suv e furgoncini, ciò che s’intravede all’orizzonte, almeno dal punto di vista del prestigio del Biscione, è molto nuvoloso e per nulla roseo.

    Avatar autore

    Ormai tutti fanno SUV. Dopo Jaguar, Bentley e Maserati, a chi volete che interessi un SUV Alfa Romeo? Il futuro sono i pickup, specie se si vuole vendere in USA.
    Se proprio Sergione volesse fare numeri, quello che servirebbe è un bel concorrente vitaminizzato del Ford F150 a marchio Alfa.
    Basta vedere la lista d’attesa per il RAM col motore a gasolio delle Maserati Quattroporte…

    Avatar autore

    Signor Feroldi, lei è proprio un igniorante! Nel senso che igniora che il Vero Futuro è rappresentato dalle Golf Car: esse infatti puntano alla giusta clientela, i facoltosi frequentatori dei circoli di tale sport, fra i quali è di moda anche l’ecologia, e infatti i cart hanno propulsione elettrica. Inoltre sono mezzi compatti, perfetti quindi nella giungla di metropoli sempre più grandi (presenti in tutto il mondo e ciò rende il prodotto globale) e sicuri, data la velocità di punta non elevata. Per concludere, le Golf Car saranno presto dotate di moderni impianti multimediali, tramite i quali, collegando lo smartphone, i vecchi “petrol-head” potranno far riprodurre al cart il rombo della loro auto preferita.
    Cordiali Saluti

Lascia un commento