“La Fiat ha dimostrato di saper costruire l’auto pulita del futuro”. Sono le parole con cui Barack Obama benedì l’accordo con Sergio Marchionne nell’aprile del 2009 (“l’unica possibilità di salvezza”, aggiunse il presidente degli Stati Uniti) per il salvataggio del gruppo Chrysler. Fatto confluire in bancarotta controllata in una newco con Fiat, insieme a 6,5 miliardi di dollari di denaro pubblico e all’impegno del gruppo italiano di “trasferire tecnologie d’avanguardia”. Motorizzazioni più efficienti, essenzialmente.
Marchionne ci ha messo ben sette anni per mettere in strada la prima auto ibrida plug in dell’intero gruppo, la Chrysler Pacifica presentata all’inizio dell’anno al Salone di Detroit e dove il prossimo 9 gennaio sarà di nuovo protagonista. Quando Marchionne racconterà qualche dettaglio dell’accordo firmato nel maggio scorso con Google per la sperimentazione di sistemi di guida autonoma sviluppati dal colosso del tech (che ha appena sistemato il programma nella sua nuova società Waymo) a bordo proprio di 100 Pacifica. Coincidenza vuole che tutto ciò avvenga a pochi giorni dall’uscita di scena di Obama.
Marchionne, dopo avere evitato per dieci anni di investire massicciamente in ricerca e sviluppo, leggasi robotica, intelligenza artificiale, elettrificazione, ora tratta con Google-Waymo, primo boss dell’industria dell’auto a passare il Rubicone della Silicon Valley. Saltando dritto su una casella dell’oca e scavalcando tutti gli altri.
Avevo letto positivamente l’accordo (ricevendo non poche critiche anche su questo blog), sia perché era stato il primo del genere, sia perché mi era sembrato perfetto per un finanziario come Marchionne.
Lui mette la scatola, Google il cervello. Anche se altri costruttori di auto sostengono di non aver raggiunto una intesa con i colossi del tech americani proprio per il timore di ritrovarsi un giorno con una scatola di ferro vuota, mentre a Google e compagni i big data. Dettaglio disinteressante per Marchionne, in uscita entro due anni sempre che mantenga la sua promessa? In alternativa avrebbe dovuto investire soldi che non aveva, mentre sul mercato c’è chi fa software di mestiere.
Oggi la questione si è fatta ancora più intrigante alla luce delle trattative di questi giorni fra Honda e Google-Waymo. Il presidente del gruppo giapponese Takahiro Hachigo è quanto di più distante possa apparentemente esistere da Marchionne, così come la cultura di Honda rispetto a quella di Fiat Chrysler. Anche se Honda ha sicuramente qualcosa da dare a Waymo sul piano della tecnologia, rispetto a un semplice rapporto da fornitore come sembra essere quello di Fiat Chrysler.
In epoca digitale, sarà bene abituarsi – per chi fa questo lavoro – a fare sempre una domanda in più. Anche a noi stessi.
Dai ragazzi, non facciamo ridere. Tecnologicamente oggi FCA è una scatola vuota. L’unico asset che hanno sono i marchi 500 e Alfa Romeo. Per il resto sono zero, eccetto Magneti MArelli che infatti marchionne sta già cercando di vendere.