Notizia social degli ultimi giorni: Facebook lancia “Facebook Journalism Project”, un’iniziativa volta a creare una maggiore collaborazione con i media, soprattutto giornalisti delle pagine web, e formazione per il pubblico, per sensibilizzarlo allo sharing consapevole. Che cosa cambierà dal punto di vista dell’informazione, nel nostro caso automobilistica?
Facebook Journalism Project segna di fatto il passaggio, in via ufficiale, da Social network, a fonte di informazione credibile dopo le critiche sempre più diffuse che gli hanno valso l’appellativo di “fakebook”, per la diffusione e condivisione di fake news.
“Baggianate”, corbellerie, cialtronate, si diceva ai tempi della carta stampata, ma oggi, il traffico (e i soldi) si fanno più agilmente e facilmente tramite il web e si arriva quindi a parlare di “clickbait”, ossia portare all’estremo una notizia, spesso priva di fondamento, dandole un titolo sensazionalistico per attirare il click compulsivo tratto dalla curiosità.
Avviene in politica (secondo alcuni l’elezione di Trump sarebbe merito in parte delle notizie false circolate su Facebook), nel gossip e anche nell’automotive.
La notizia automobilistica da “clickbait” della settimana, circolata su forum e fan page di appassionati di auto è stata quella della conferma dell’arrivo imminente dell’Alfa Romeo Giulia in versione coupé, con tanto di rendering, ripresa anche da noti blog del settore.
Notizia acchiappa click e “Mi piace” appunto, che dà agli appassionati quello che vorrebbero fosse una notizia vera.
Altro esempio, la notizia della nota di violazione emessa dall’Epa nei confronti di Fca per una presunta non osservanza di alcune norme del Clean Air Act, attraverso l’installazione di un software.
Su alcuni forum e pagine legate all’automotive la notizia veniva presentata con “Fca come Volkswagen”, con la differenza che nel caso di Volkswagen si ha la certezza con ammissione, nel caso Fca si è ancora agli inizi.
Con Facebook Journalism Project si tenta di mettere una pezza a tutto ciò, creando un hub dove saranno via via implementati strumenti, quali non si sa, messi a disposizione di editori e giornalisti. Funzionerà?
A mio parere l’impatto sarà piuttosto scarso. Perché se è vero che è l’era dei nativi digitali e dei millennials, è anche vero che la percentuale di analfabeti funzionali, coloro che leggono un testo senza comprenderne il significato e saperlo valutare criticamente nel contesto reale, è sempre più elevata (3 italiani su 10 secondo l’Ocse).
Potrebbe funzionare se la parte news di Facebook diventasse una sorta di Flipboard, l’applicazione che raccoglie gli articoli dal web da selezionati editori in base ai nostri interessi e permette di sfogliarli come un giornale. Nel caso dell’interesse automobilistico ci si trovano Quattroruote, Autoblog, BBC Auto, Car and Driver e via dicendo.
Nemmeno Flipboard, però, è immune dal fenomeno del clickbait e un controllo maggiore, secondo me sacrosanto, delle news che circolano, automobilistiche e non, porterebbe Facebook a perdere la sua natura di agorà in cui tutti possono scrivere quel che gli pare.
Partiamo dai de minima.
Se l’utente Fb che fa manifestamente clickbait si trovasse congelato per sette giorni l’account, già sarebbe un bel modo. E un post clickbait ha caratteristiche tecniche inconfondibili, lo fai riconoscere anche a un robot.
O vogliamo parlare di chi va in televisione a vantarsi di arricchirsi con le fake news?
Nessuno vuole censure, ché gia Fb rimedia figure fin troppo imbarazzanti, ma un po’ di “social patrol” potrebbe fare pulizie di base scoraggiando i furbacchioni senza togliere libertà di espressione (autentica) a nessuno. Il Far West del web addafinì!