Sono convinto che alla fine l’accordo per Opel tra PSA e Gm si farà, e che il tour de force a cui sono costretti in questi giorni i protagonisti, primo fra tutti Carlos Tavares, sia finalizzato ad un annuncio al Salone di Ginevra lunedi 6 marzo nel pomeriggio che precede i press days.

Molto è già stato scritto (anche qualche sciocchezza, tipo che la vendita di Opel spianerebbe la strada ad una fusione tra Gm ed Fca); personalmente, ho preferito attendere la pubblicazione dei risultati finanziari 2016 di Psa per dire la mia, in quanto ritengo che per capire ciò che sta succedendo sia necessario partire dal piano strategico “Push to Pass”, che ha una scadenza a breve termine nel 2018 (ed una a medio nel 2021), e vedere a che punto siamo dopo il primo anno rispetto agli obiettivi fissati, in termini di margine operativo e crescita del fatturato, rispettivamente al 4% e +10%.

Se il margine operativo, com’era prevedibile visto che nel 2015 era stato del 5%, è stato largamente superiore al piano (3.2 miliardi euro, 2.2 automotive pari al 6%), nel 2016 il fatturato (54 miliardi di euro di cui 37 automotive) è stato inferiore all’anno precedente.

In questo mio post avevo concluso dicendo che “per aumentare il fatturato, Tavares dovrà soprattutto puntare ad un aumento dei volumi”, aumento che effettivamente nel 2016 c’è stato (+5.8%), ma solo grazie all’inclusione di oltre 200mila “vendite” fatte in Iran dalle joint ventures dopo la fine dell’embargo.

Altrimenti i volumi globali sarebbero calati del 2%, soprattutto a causa della Cina (618mila unità, -16%), dove il piano prevede oltre un milione di vendite entro il 2018, e della Russia (-13%), dove in tre anni si prevede di quadruplicare le vendite.

A livello di marchi, continua lo stillicidio DS (-16%), ma fatica anche Citroën (-2%), per il quale il piano prevede una crescita dei volumi del 30% entro il 2021. Fa riflettere, a questo proposito, il commento della Ceo Linda Jackson: “2016 was the year where we were at the lowest point in term of our product cycle, we expect to see the brand’s volumes advance by more than 1% this year”.

Di conseguenza, quando Mary l’ha chiamato per proporgli l’acquisizione di Opel, Carlos deve aver pensato che forse il momento era opportuno per rimescolare le carte, nonostante la missione del piano “Push to Pass” paradossalmente sia “organic profitable growth”. Il manager portoghese conosce bene gli americani dai tempi di Nissan, e sa che quando decidono di vendere, pur di liberarsi di un peso, svendono, soprattutto dopo aver perso 20 miliardi di dollari negli ultimi 18 anni. Ed ha dimostrato, con il precedente piano “Back in the Race”, di essere assai abile quando si tratta di abbassare il punto di pareggio.

Consolidando il fatturato di Opel, la divisione automotive del gruppo Psa arriverebbe a circa 60 miliardi di euro (75 a livello di gruppo), un livello nettamente più alto di Renault e di quello previsto dal piano non solo per il 2018 ma anche per il 2021, quando i volumi potrebbero raggiungere 5 milioni di unità.

Con una simile massa critica, gli analisti stimano sinergie fino a 2 miliardi di euro all’anno che potrebbero materializzarsi prima che in altre fusioni dal momento che i due costruttori già lavorano dal 2012 su due modelli condivisi (Opel presenterà a Ginevra la crossover compatta Crossland X, che condividerà pianale e soluzioni tecniche con la nuova C3 Picasso o come si chiamerà), mentre la piattaforma della Corsa attuale è ancora quella della Punto e va comunque sostituita con la prossima generazione.

Oltre che dalla ricerca e sviluppo (400 milioni di euro), i risparmi verrebbero dagli acquisti (1.2 miliardi) e inevitabilmente da una progressiva riduzione di 6mila posti di lavoro (altri 400 milioni), pari a circa il 15% dell’attuale workforce Opel.

Vero è che in questi giorni Tavares sta incontrando i leader dei sindacati e dei governi di Germania e Regno Unito, che logicamente premono per il mantenimento dell’occupazione, ma alla fine una soluzione ‘soft’ si troverà, e sarà probabilmente Gm a pagare.

In questo post di domenica scorsa, il mio Editor giustamente sollevava la questione di come Mary Barra avrebbe sedotto Tavares per indurlo a prendersi la Opel, e sono d’accordo con lui che un eventuale accordo nasconde, tra le altre cose, motivazioni legate all’elettrificazione ed automatizzazione, tecnologie dove Gm è decisamente più avanti rispetto a Psa.

Ho dei dubbi invece che l’accesso al mercato nordamericano sia oggetto di trattativa, dal momento che nel piano “PtP” viene definito un progetto a dieci anni. Sicuramente Gm si farà carico delle pensioni e di altre liabilities di Opel, e non mi stupirei se alla fine Tavares non dovesse pagare nulla, o quasi.

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